Sabato funerali all’insegna dell’arte per Stefano Daveti
Lunedì il 63enne è stato ricordato nel quartiere di Spezia dove era cresciuto
Villa Minozzo Sabato a Villa Minozzo si terrà il funerale in forma civile di Stefano Daveti, il 63enne spezzino morto in ospedale a Parma tre giorni dopo essere stato preso a sprangate nella sua casa di Morsiano il 18 giugno.
I dettagli della cerimonia non sono ancora noti, ma sarà un rito all’insegna della musica e della poesia, così come è avvenuto lunedì nel quartiere del Favaro a La Spezia, dove la vittima era nata e cresciuta.
I funerali saranno anche l’occasione per vedere in che modo la comunità ha elaborato questa tragedia.
La procura di Reggio Emilia ha indagato due vicini di casa, padre e figlio, per omicidio.
Se a Morsiano Daveti non è riuscito a inserirsi o avere relazioni positive con i residenti, altrove, dove aveva vissuto in passato, hanno un ricordo molto diverso. Al Favaro lunedì sera è stata letta una poesia della poetessa israeliana Zelda Mishkovsky e sono state accese delle fiaccole.
Lo spezzino aveva frequentato l’Accademia di Belle Arti di Carrara, che lo ha ricordato come «un uomo di grande talento e umanità che è stato capace di lasciare un segno nel mondo dell’arte e dell’educazione artistica».
Daveti era stato docente di Pittura per diversi anni al liceo artistico “De André” a Tempio Pausania, in Sardegna. Chiara Peru e Marzia Buioni lo hanno ricordato così sull’Unione Sarda: «Abbiamo avuto la fortuna di conoscere il professor Daveti quando frequentavamo la seconda del liceo artistico di Tempio. Era professore di pittura e il nostro percorso con lui è stato un viaggio umano che ci ha segnate. La sua morte violenta ci addolora profondamente: era per noi un maestro e, in quanto tale, ci aveva dato accesso al suo mondo di artista, diventando punto di riferimento nelle nostre vite disordinate di adolescenti. La sua sensibilità e la cura nei nostri confronti ci avevano dato la possibilità di esprimerci senza timore. Conserviamo ancora oggi i libri che ci regalava, i disegni e le lettere che, dopo il diploma, ci scambiavamo per rimanere in contatto e che, tante volte e a distanza di anni, sono state provvidenziali in momenti importanti del nostro percorso. La sua era una vita da artista, di pace e gentilezza».
Anche i colleghi conservano un ricordo che va oltre l’ordinario. Lo si capisce dalle parole di Anna Bianco: «Stefano era sensibile e profondamente artista, orientato verso l'arte contemporanea e tutta la sua azione didattica era rivolta verso la modernità. Era un uomo buono e mite, innamorato della natura, estraneo al mondo dei consumi e dell’apparenza. Un provocatore, ma un provocatore artistico, intendendo l’arte come denuncia dell’ingiustizia e della violenza, lui, uomo buono e mite, che di quella violenza è oggi una vittima. Con i suoi sandali con le calze e i capelli lunghi, era bello come un angelo».
A Morsiano i residenti hanno conosciuto un altro Daveti. Resta da accertare cosa sia davvero accaduto in questi anni e cosa abbia provocato la frattura con la popolazione della frazione: nell’accertamento giudiziario dei fatti anche questo aspetto avrà un peso.
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