Gazzetta di Reggio

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Reggio Emilia, «Stop ai suicidi in carcere»

Serena Arbizzi
Reggio Emilia, «Stop ai suicidi in carcere»

Parterre di relatori d’eccezione per la maratona oratoria della Camera Penale. «Il sistema penitenziario è fallimentare: 54 detenuti si sono tolti la vita da inizio anno»

11 luglio 2024
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Reggio Emilia «Perché due volte l’anno una delegazione di avvocati e magistrati non va a visitare le carceri e a vedere le reali condizioni dei detenuti?».

È la proposta dell’avvocato Marco Scarpati, affiorata nel corso della maratona organizzata dalla Camera Penale Giulio Bigi, che ha visto avvicinarsi un ricco parterre di oratori sotto il gazebo di piazza Prampolini, per «dare voce a tutti coloro che non possono parlare» e dire basta ai suicidi in carcere.

A dimostrare la straordinaria e drammatica attualità dell’iniziativa il 54esimo suicidio in carcere dall’inizio dell’anno, avvenuto proprio poco prima, a Varese.

Il caldo torrido non ha fermato il variegato mosaico di relatori dell’evento, coordinato dagli avvocati Cecilia Soliani, Luigi Scarcella insieme ad altri colleghi della Camera Penale reggiana. Presenti tra il pubblico numerosi giudici e il capo della Procura, Gaetano Calogero Paci.

«Perché non iniziamo a pensare, come Camera Penale, di proporre a giudici, procuratori e sostituti di andare a vedere la situazione da dentro? Dovremmo farlo anche con le nostre scuole – prosegue Scarpati –. Chi vuole fare il penalista dovrebbe andare a vedere le cosa dall’interno».

Tra i relatori, Federico Amico, presidente della commissione regionale parità e diritti delle persone, il quale ha annunciato la distribuzione in tutte le carceri dell’Emilia Romagna del “codice ristretto”, il 18 luglio: si tratta di un codice con informazioni e possibilità per i detenuti hanno all’interno e all’esterno del carcere.

Dopo l’avvocato Nicola Tria, è intervenuto il sindacalista Francesco Campobasso (Sappe) - presente ieri insieme a Michele Malorni, dello stesso sindacato - che ha indicato «come il sistema penitenziario italiano sia fallimentare per una marea di iniziative dei vari Governi che lo hanno messo in ginocchio ulteriormente. Il sovraffollamento nasce da tempo e il problema è sempre riaffiorato: i poliziotti della penitenziaria vivono nel disagio perché dovrebbe esister proporzione tra vigilante e vigilato: questa proporzione che non esiste. I 54 detenuti morti avrebbero potuto essere molti di più. Sono 10.000 all’anno i casi che noi scongiuriamo quotidianamente grazie al lavoro della penitenziaria».

All’appuntamento ha preso la parola anche l’avvocato Giovanni Tarquini, come consigliere dell’Ordine, consigliere comunale, ed esponente dell’organismo congressuale forense, «con cui stiamo realizzando un protocollo antisuicidio con un percorso di emergenza per tutte le situazioni che danno luogo a segnali di allarme rispetto a gesti inconsulti. Stiamo cercando di uniformare i protocolli locali. Il problema è quello delle condizioni disumane all’interno delle carceri». Il decreto legge sulle carceri ha introdotto alcune novità, ad esempio sulla possibilità di avere uniformità sulle telefonate ai parenti, sui giorni di liberazione anticipata per buona condotta.

All’evento hanno partecipato più esponenti della giunta. l