I Sentieri Partigiani, sedici percorsi dalla città al Crinale
Un viaggio della memoria nell’Appennino a cura dell’istituto storico reggiano Istoreco
Una montagna di storie di Resistenza da conoscere e da riscoprire. Una delle tante opportunità offerte dall’Appennino Reggiano nei mesi estivi, quelli in cui la zona più elevata della provincia è maggiormente accessibile, è quella di un progetto ormai ben noto e consolidato: quello dei Sentieri Partigiani curato dall’istituto storico reggiano Istoreco. Di cosa si tratta? Di sedici percorsi che dalla città arrivano sino al Crinale, pensati per offrire testimonianza diretta dei luoghi della Seconda Guerra Mondiale e soprattutto della fase più dura, quella che dall’armistizio del settembre 1943 porta alla Liberazione. Un periodo in cui la provincia reggiana venne occupata dalle truppe tedesche, luogo strategico sul fronte della Linea Gotica, il grande impianto difensivo assemblato dai nazisti sulla dorsale appenninica per arginare l’avanzata delle truppe statunitensi, inglesi, canadesi, australiane e brasiliane che man mano stavano risalendo lungo la penisola. Reggio fu luogo di brigate partigiane, di eccidi, di violenze, di resistenze clandestine. I Sentieri Partigiani, avviati da Istoreco oltre trent’anni fa, nel 1993, partono da quelle memorie, dalle testimonianze dirette dei protagonisti per offrire sedici tragitti che toccano varie tematiche e un’ampia fetta della collina e della montagna, tutti tracciati assieme ad operatori del Cai e caratterizzati da apposita segnaletica. Non è la ricostruzione di sedici percorsi utilizzati all’epoca dai partigiani rifugiati nei boschi, ma una raccolta di sedici tragitti storici e culturali, che in diverse occasioni riprendono camminamenti dell’epoca, ma non solo. Come conoscerli? I sentieri partigiani sono un libro, ristampato di recente con indicazioni aggiornate soprattutto sui percorsi e sui sistemi di orientamento digitale, e sono pure un sito, www.sentieripartigiani.it, in cui si trovano tutti i dettagli sui singoli sentieri, sul contesto e su come partecipare. Ognuno può percorrerli liberamente, senza prenotazioni, per ritrovare pezzi di storia locale e non solo: «I luoghi attraversati dagli itinerari saranno i testimoni del futuro, testimoni che rimangono. Bisogna però imparare ad ascoltarli. Dopo l’8 settembre 1943 i primi partigiani salirono in montagna per organizzare la resistenza armata contro l’occupazione nazista tedesca e contro i fascisti italiani. Fino alla Liberazione, fino al 25 aprile 1945, per 20 duri mesi. Camminarono su sentieri che noi chiamiamo “partigiani” e che oggi raccontano quei passi, quelle lotte e quei sogni. Sono ancora là e ci aspettano», spiegano i coordinatori di Istoreco. La scelta è vasta, così come la difficoltà. Nel Crinale, uno dei più impegnativi e insieme affascinante è il numero 15, il sentiero della Solidarietà Montanara che da Cervarolo, luogo della strage nazista del marzo 1944, porta sino al passo delle Forbici passando per Civago, per il monumento ai partigiani stranieri e il cippo al battaglione sovietico “Stella Rossa” e toccando le vecchie sedi dell’infermeria e dell’ospedale partigiano nascosti nell’alta valle del Dolo, a Villa Minozzo. Sempre nell’area più elevata della provincia, vi sono il sentiero dei Rastrellamenti tra il monte Ventasso e Vallisnera e quello del Cane Azzurro a Ligonchio, tra la Presalta e Lama Lite. Per chi voglia percorsi meno faticosi, e magari più vicini alla città, le opportunità sono diverse, come il Sentiero della Scelta tra Quattro Castella, Grassano e Ciano, quello della Notte di San Giovanni incentrato sull’eccidio della Bettola, tra Vezzano e Casina e il sentiero delle Donne attorno alla Pietra di Bismantova. Tutti i dettagli si trovano su www.sentieripartigiani.it, sul portale sono indicati anche i contatti per chi voglia informazioni su possibili iniziative da organizzare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA