Gazzetta di Reggio

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Il processo sugli affidi

L’abuso d’ufficio è stato abrogato «Cade l’accusa contro gli ex sindaci»

Serena Arbizzi
L’abuso d’ufficio è stato abrogato «Cade l’accusa contro gli ex sindaci»

L’avvocato Tarquini, difensore dell’ex primo cittadino di Bibbiano, Carletti: “ L’ipotesi di reato, così com’era scritta, ha dato luogo a tantissimi procedimenti che raramente hanno portato a condanne”

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Reggio Emilia È ufficiale: il reato di abuso d’ufficio è stato abrogato. Il ddl Nordio, da ieri, è diventato legge. È arrivato il via libera definitivo da parte della Camera al pacchetto del decreto di legge di iniziativa governativa, firmato anche dal ministro della Giustizia, che introduce una serie di modifiche al Codice penale, al Codice di procedura penale, all’ordinamento giudiziario e al Codice dell’ordinamento militare.

Fra le norme più importanti di questa riforma – alquanto discussa – figurano paletti più stringenti sulle intercettazioni e l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio: l’articolo 323 («Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che, al fine di procurare a sé o ad altri un ingiusto vantaggio non patrimoniale o per arrecare ad altri un danno ingiusto, abusa del suo ufficio, è punito con la reclusione fino a due anni») sparisce dal Codice Penale. Si tratta di un cambiamento sostanziale per gli amministratori della pubblica amministrazione, che da tempo ne invocavano la cancellazione, e per l’iter procedurale, visto che l’abrogazione scatta per tutti quei processi pendenti, indipendentemente dalla data in cui è stato commesso il fatto. Una novità che tocca da vicino anche il nostro territorio, nell’ambito di uno dei procedimenti giudiziari che più hanno suscitato clamore negli ultimi anni: il processo sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza.

Due gli ex sindaci – quello di Bibbiano Andrea Carletti e quello di Montecchio Paolo Colli – coinvolti nel procedimento (insieme ad altri 14 imputati) proprio con l’accusa di abuso d’ufficio.

«In senso generale io ho sempre ritenuto che l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio sia corretto – afferma l’avvocato Giovanni Tarquini, difensore di Carletti –. L’ipotesi di reato, così com’era scritta, ha dato luogo a tantissimi procedimenti per fatti ritenuti inseribili in quella norma, ma che raramente hanno portato a condanne. La realtà di fatto ha dimostrato che quella fattispecie non permetteva di individuare delle responsabilità in comportamenti rilevanti dal punto di vista penale. Sono, quindi, assolutamente d’accordo sull’abrogazione finalmente arrivata».

I possibili effetti della novità non si esauriscono qui. Per tutti i processi in corso nei quali figura questo capo di imputazione «si porrà il problema di cosa fare, se i fatti verranno inquadrati come ipotesi rientranti nel vecchio abuso di ufficio: per quei fatti i giudici devono prendere atto dell’abrogazione e dichiarare il non doversi procedere perché la fattispecie non è più prevista dalla legge come reato – prosegue Tarquini –. Sul caso specifico di Bibbiano, andiamo alla radice del problema: significa che quanto contestato nel capo d’imputazione, a nostro avviso comunque insussistente, non è più inquadrabile in un reato, che di fatto non esiste più».

Tornando al processo sui presunti affidi illeciti, tra gli scenari possibili la difesa di Carletti auspica una discussione. «Da parte nostra – specifica Tarquini – si chiederà di prendere atto che innanzitutto quel fatto per noi non sussiste e che soprattutto così come contestato secondo l’accusa per quel fatto non si può più procedere».

Gli avvocati difensori di Colli e Carletti, che hanno sostenuto più volte in aula l’avvenuta prescrizione, ora hanno un argomento in più.