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Caldo torrido nelle fabbriche: Fiom raccoglie le segnalazioni

Luciano Salsi
Caldo torrido nelle fabbriche: Fiom raccoglie le segnalazioni

Dopo lo sciopero alla Lodi per l’assenza di impianti di raffrescamento, occhi puntati sulle altre fabbriche

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Reggio Emilia Il problema del surriscaldamento degli ambienti di lavoro nei mesi estivi rimane nell’agenda dei sindacati, dopo il successo dello sciopero di otto ore indetto venerdì nell’azienda Lodi di Fabbrico. La Fiom-Cgil sta raccogliendo le segnalazioni delle altre ditte che non hanno ancora installato impianti di raffrescamento, a differenza di quanto avvenuto in molte realtà produttive.

«Sono due o tre – riferisce il segretario provinciale Simone Vecchi – le imprese in cui si prevede un po’ di agitazione nei prossimi giorni. Non possiamo pretendere che tali dispositivi siano montati nel giro di qualche giorno. Intanto, però, il disagio dei lavoratori può essere attenuato con la rimodulazione degli orari, che consenta la sospensione dell’attività nelle ore centrali della giornata, le pause aggiuntive necessarie per ristorarsi e la riduzione complessiva dei tempi delle turnazioni». Dove si effettuano turni di notte i locali vengono almeno arieggiati e rinfrescati. Altrimenti, le finestre nelle ore notturne rimangono chiuse e già nel primo mattino ci si trova a lavorare nella calura. Per fortuna, si è registrato un andamento stagionale sopportabile fino alla prima decade di luglio, ma ora ci attende il periodo più rovente dell’estate, che negli ultimi anni il cambiamento climatico ha reso particolarmente lunga e canicolare. Un po’ di sollievo verrà dalle ferie, che in quasi tutte le fabbriche sono concentrate in agosto.

«Quest’anno – osserva Vecchi – le chiusure saranno generalmente più lunghe, fino a tre o quattro settimane, a causa del calo della produzione». Qualche beneficio, insomma, verrà da una congiuntura economica sfavorevole, ma non sarà azzerato il pericolo che chi opera in condizioni atmosferiche disagevoli, oltre a subire una diminuzione della produttività, vada incontro a cali di pressione, svenimenti, colpi di calore o infortuni. «Sono a rischio – spiega Vecchi – gli addetti ai magazzini, alle sale macchine e alle officine delle aziende che non hanno investito negli impianti di raffrescamento. Fra le numerose eccezioni positive si segnala la Walvoil, che nella sala macchine registra una temperatura di 28 gradi. Non si superano i 26 gradi dove si trovano prodotti elettronici, che in caso contrario sarebbero danneggiati».

Rimane nell’occhio del ciclone la ditta Lodi, dove la vertenza è condotta dalla rappresentanza sindacale unitaria. La segue, per conto della Fiom, Sabrina Giovanelli, che dice: «Da oltre un anno stiamo chiedendo all’azienda di investire su raffrescatori per affrontare l’aumento delle temperature, ma purtroppo non abbiamo avuto risposte sufficienti». I dipendenti avevano votato un pacchetto di ventiquattro ore di astensione dal lavoro per provare a fare pressione nei confronti della direzione aziendale e ottenere al più presto una soluzione tecnica del problema. «L’altissima adesione allo sciopero – sottolinea il sindacato – è la dimostrazione di come il tema sia sentito dai lavoratori. Perciò ci si aspetta che l’azienda ascolti il messaggio inviato con questa fermata».l © RIPRODUZIONE RISERVATA