Gazzetta di Reggio

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La denuncia

Allarme medici di base, assegnati due posti su 42

Serena Arbizzi
Allarme medici di base, assegnati due posti su 42

Lo Snami: “Ormai è il deserto dei tartari”

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Reggio Emilia «Per quanto riguarda le assegnazioni dei medici per l’assistenza primaria a Reggio Emilia la situazione è disastrosa: sono state solo 2 su 42. In altre parole è il deserto dei tartari».

Arriva dritta al punto la dottoressa Samanta Papadia, presidente provinciale dello Snami (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani ) nel descrivere la fuga dalla professione del medico di medicina generale, punto di riferimento indispensabile per i cittadini, ma lavoro sempre meno appetibile per chi lo svolge.

Caos normativo e sovrapposizione di mansioni massacranti sono tra le principali cause della marcia indietro rispetto al medico di base.

«La situazione che si verifica, ovvero di copertura di soli due posti a fronte dei 42 disponibili, naturalmente espone al rischio di assenza di coperture sempre più importante – continua la dottoressa Papadia –. In questo momento, infatti, sul territorio esistono già due Cau (Centri di Assistenza Urgenza nati con lo scopo di limitare l’accesso al pronto soccorso e di non sovraccaricare il personale sanitario, ndr), a Reggio Emilia e a Correggio, ma sono in programma altre aperture. È fondamentale sapere che esistono incarichi provvisori e temporanei. Gli incarichi temporanei diventano definitivi al momento del conseguimento del titoli, mentre gli incarichi provvisori si possono assumere anche prima di conseguire il titolo. Finora quando una zona carente diventava deserta si riusciva a tamponare con gli incarichi provvisori. In questo momento è difficile anche fare questo con la conseguenza che si espongono a rischio i pazienti, che rimangono orfani del medico. L’Ausl, inoltre, a Reggio Emilia ha deciso senza accordi di creare i Nat, i Nuclei di Assistenza Territoriale: qui lavorano medici la maggior parte dei quali senza formazione specifica in medicina generale. Qui non è garantita la continuità. Si tratta di posti in zone deserte ed erano tra i primi cinque che dovranno poi aumentare, non garantendo un rapporto fiduciario, la continuità assistenziale e al tempo stesso la conoscenza del territorio. C’è tutta una serie di difficoltà legata a questa situazione che noi abbiamo denunciato comprendendo il rischio, già tempo fa, che si potesse andare in questa direzione».

La presidente di Snami Reggio Emilia, inoltre, denuncia come in tutto il 2023 non si sia tenuto nessun corso «per garantire l’idoneità per la formazione nell’assumere le carenze del 118. Sull’assistenza primaria abbiamo denunciato il fatto che c’era necessità di maggior incentivi e di garantire una formazione adeguata. Tutto questo mentre persistono difficoltà per quanto riguarda le liste di attesa, o il reperimento dei farmaci, per non parlare della burocrazia sulle norme. Tanti colleghi stanno scegliendo di non intraprendere questa strada perché demotivati da questa montagna insormontabile di difficoltà che rendono la professione meno appetibile».

Sulla professione di medico di base pende la spada di Damocle del nuovo accordo che comporterà, a partire da gennaio 2025, l’obbligatorietà per i medici che prendono convenzioni a tempo indeterminato di coprire determinate quote orarie, al tempo stesso, di dovere prendere in carico pazienti. «Dovranno quindi coprire i turni notturni, festivi e il fine settimana – precisa la dottoressa –. Anche se il medico dovesse rimanere con 400 pazienti, il numero minimo a carico, non è che questo implichi il non fare nulla. Non si tratta soltanto di dover garantire la visita ambulatoriale. C’è un carico di lavoro che non viene preso in considerazione e siamo alla fiera dell’assurdo».

Inoltre, a proposito dei Cau, i medici sono in attesa di vedere come sarà declinato l’accordo integrativo regionale. «Non sappiamo come funzionerà, i Cau non sono previsti dall’accordo – rivela la dottoressa Papadia –. Si tratta, infatti, di un’iniziativa della Regione per ridurre gli accessi in pronto soccorso nel gestire l’emergenza».  l