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Il caso

«Licenziata dalla Protezione Civile dopo vent’anni e senza preavviso»

Serena Arbizzi
«Licenziata dalla Protezione Civile dopo vent’anni e senza preavviso»

Angela Siervo ha 41 anni e un bimbo piccolo. Cisl: «Neanche un incontro: lascia l'amaro in bocca»

06 agosto 2024
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Reggio Emilia «Ho lavorato 20 anni per il coordinamento provinciale di Protezione Civile di Reggio Emilia, la mia casa e la mia famiglia, fino a quando, una mattina di giugno, mi hanno convocata per comunicarmi il licenziamento per motivi economici, nonostante il mio stipendio non fosse un costo diretto, ma fosse finanziato dalla Regione».

Angela Siervo ha 41 anni, un bimbo piccolo e per 20 anni la Protezione Civile è stata molto di più del suo luogo di lavoro. Entrata con il servizio civile volontario, in forza al coordinamento dal 2004 con un contratto a progetto, poi tramutato in tempo determinato fino alla stabilizzazione partita nel 2011, Angela rappresentava un filo rosso di continuità in via Del Chionso, nell’avvicendarsi dei vari coordinamenti. «Mi occupavo della segreteria generale e aiutavo il comitato direttivo nell’organizzazione, nel coordinamento e nel volontariato – racconta Angela –. Essendo l’unica dipendente le mie mansioni erano trasversali a tutte le aree del coordinamento. Ad esempio, quando facevamo i corsi di formazione per i volontari, mi occupavo della bozza dei bandi, del calendario dei programmi... In poche parole, mi occupavo sia del front office sia del back office. Dopo tanti anni mi sentivo un pezzo dell’organizzazione, anche per via dell’esperienza che ho maturato. Ogni tre anni, poi, il coordinamento direttivo cambia e di fatto si riparte da capo: io ero l’elemento di continuità». Angela ritorna a quella fatidica mattina del 25 giugno, quando le hanno comunicato all’improvviso che non avrebbe più lavorato alla Protezione Civile.

«Sono stata convocata dalla presidenza alle 8.20 di quella mattina – ricorda Angela –. Mi è stato comunicato che la sera precedente il comitato direttivo aveva deliberato a maggioranza il mio licenziamento, cioè la soppressione del mio contratto di lavoro. Ho chiesto le motivazioni per cui il mio contratto si è interrotto a metà anno, nonostante fosse finanziato fino a fine anno. Mi è stato risposto che le condizioni erano cambiate e che il comitato direttivo aveva preso questa decisione per motivi economici e le mie mansioni sarebbero assegnare parte delle mie mansioni a personale volontario per qualche ora a settimana, altre, invece, sarebbero state soppresse. Il colloquio è durato 20 minuti durante i quali non mi è stato spiegato di quali mansioni si tratti e perché non mi sia stato dato il preavviso. Hanno allargato le braccia di fronte al fatto che ho un bimbo piccolo... Mi hanno chiesto di consegnare le chiavi».

Angela era convinta di continuare a lavorare alla Protezione Civile reggiana: «La mia amarezza deriva dalla modalità e soprattutto dal fatto che nei mesi precedenti mi era stato anticipato che le mie mansioni sarebbero state modificate, ma in meglio. Mi era stato proposto di occuparmi, ad esempio, della raccolta fondi, cosa che fino a quel momento avevo fatto solo in modo marginale. Sembrava che dal direttivo arrivato a maggio 2023 derivasse una fattiva collaborazione. Invece no. Io ho sempre dato la mia disponibilità perché credo nel volontariato e nei suoi valori. Un’altra cosa che mi dispiace è che non mi sia stato concesso di parlare con i membri del comitato direttivo, nemmeno per presentarmi. Non so se ci siano possibilità di un reintegro, quello che chiedo è che nel volontariato ci sia veramente rispetto dei valori su cui dovrebbe fondarsi. Di quella morale e quell’etica che fa dire che le persone vengono prima di ogni cosa».

La 41enne ha incassato piena solidarietà dai volontari della Protezione Civile: «Tutti noi volontari avevamo in Angela un punto di riferimento. Lei scriveva i progetti che portavamo in regione per essere finanziati, lei teneva tutta la corrispondenza, raccoglieva i preventivi e si occupava della nostra formazione, dando anche supporto amministrativo alla sala operativa del centro coordinamento soccorsi al Cup di Reggio. Lei ha avuto un ruolo importantissimo nella costruzione dei piani operativi e nel collegamento verso la Regione e verso la rete delle singole associazioni che compongono la Protezione Civile. In tanti vorremmo capire come sia possibile licenziare per motivi economici una colonna della nostra Protezione civile che era a costo zero. Il suo stipendio, infatti, ci risulta essere sostenuto dai trasferimenti della Regione al coordinamento».

Il caso è seguito dalla Fisascat Cisl Emilia Centrale: Simone Zannoni, sindacalista della sigla, cerca le parole giuste per raccontare la vicenda: «Ho una visione altissima e bella della Protezione civile e di tutti i suoi volontari. Questa storia non mi farà cambiare idea, ma è alle stelle la delusione nei confronti del gruppo dirigente del coordinamento provinciale - spiega Zannoni -. Mandare in consiglio direttivo il licenziamento di una dipendente che ti ha dato tutto, senza nemmeno degnarla di un incontro, è un comportamento che lascia, al minimo, molto amaro in bocca. Abbiamo aspettato dopo il fatto avvenuto il 25 giugno scorso e, soprattutto, sperato che le istituzioni potessero far ragionare i leader della Protezione Civile reggiana. Non molliamo: ora andremo avanti con tutti gli strumenti possibili, a cominciare dal giudice del lavoro».

Zannoni è chiaro anche su un altro punto: «Parliamo di una lavoratrice che si era avvicinata al sindacato per risolvere i problemi emersi dopo la nascita del figlio. L’ennesima storia di una donna messa in difficoltà mentre tenta di tenere insieme maternità e lavoro».l © RIPRODUZIONE RISERVATA