«Aiutateci a evitare la chiusura del centro sociale Tricolore»
Sos di presidente e soci: «C’è bisogno di lavori importanti»
Reggio Emilia «Stiamo facendo di tutto per evitare la chiusura: qui c’è un pezzo importante di storia della città e vorremmo che le attività venissero incrementate. Ma servono lavori importanti, la struttura è stata lasciata andare e ora c’è la necessità di somme e attrezzature adeguate con cui intervenire. Il volontariato da solo non può occuparsi di lavori così complessi».
È un grido di dolore insieme alla richiesta d’aiuto quello che lancia il presidente del centro sociale Tricolore di via Agosti, Pietro Burani, insieme a Nicola Gimondo, responsabile biliardi di cui il centro vanta una gloriosa tradizione, così come per tante altre attività. La realtà di via Agosti costituisce un prezioso punto di riferimento per il quartiere e il sogno di chi la gestisce è aggiungere servizi che possano essere di una certa utilità alla popolazione, in buona parte di origine straniera. Ma servono aiuti, per sostenere lo stabile imponente di proprietà della Curia: per questo nei giorni scorsi i gestori hanno incontrato l’assessore Davide Prandi.
«La struttura è vetusta e ha problemi nel condizionamento dell’aria, nello scarico delle acque reflue, negli scarichi igienico sanitari – spiega Pietro Burani –. Il soffitto è ammalorato, pieno com’è d’infiltrazioni dovute anche al fogliame dell’area verde. La manutenzione, in questo caso, non possiamo farla noi con i volontari. Servono somme e attrezzature adeguate».
Fino al 2018 le attività prosperavano e il circolo era molto frequentato. «Fino a prima del Covid ci sobbarcavamo i costi che ora non possiamo più sostenere – afferma Burani –. Con l’arrivo della pandemia le entrate sono naufragate. Questo centro ha un fatturato intorno ai 100.000 euro annui. Per il Covid siamo rimasti chiusi nove mesi, poi abbiamo riaperto a ranghi ridotti, fino a un’ulteriore recrudescenza del virus, quando si poteva frequentare l’area esterna e occorreva misurarsi la febbre per entrare. La componente fissa delle utenze l’abbiamo sempre pagata ed è sostanziosa in uno stabile come questo. Le spese sono tra i 6 e i 7.000 euro di utenze, tra luce, riscaldamento, climatizzazione e acqua. Purtroppo la struttura è stata lasciata andare ed è urgente sistemarla».
Ha il cuore in mano il presidente Burani quando parla del centro: qui ha conosciuto la moglie, durante la tombola, e proprio qui, nel 2006, la coppia si è sposata. «Questo indica quanto siamo affezionati a questo luogo – specifica Gimondo –. La volontà è quella di mandare avanti le cose e di incentivare le attività».
«Qui passa la storia della città: era l’area del dopo lavoro ferroviario degli operai delle Reggiane, che venivano a giocare a briscola o a bocce – riprende Burani –. I soci attraverso la manodopera diedero un contributo che venne valutato in 248 milioni di lire».
«Sentiamo nostro questo stabile – dice il presidente –. Vederlo andare in malora è un grande dispiacere, soprattutto quando pensiamo a quanto siamo stati un punto di riferimento anche sociale per la zona in balìa del degrado. Al mattino trovavamo gli stranieri delle Reggiane che facevano la fila per lavarsi e caricare i telefonini. Al momento dello sgombero, abbiamo aiutato chi si comportava bene e allontanato gli altri. Ora, non chiediamo uno stabile nuovo, ma di poter continuare le attività. E potrebbero nascere anche servizi di supporto all’integrazione, ma serve un luogo vivibile. Oggi non lo è».
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