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Dopo la pandemia tutti in Appennino. Il monito: «Ma serve sostenibilità»

Jacopo Della Porta
Dopo la pandemia tutti in Appennino. Il monito: «Ma serve sostenibilità»

Giovannelli (Parco Nazionale): «Fase di rilancio turistico che ha portato a una frequentazione più costante»

12 agosto 2024
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Castelnovo Monti «Se anni fa l’obiettivo era promuovere il turismo in Appennino, ora l’attenzione, di fronte a flussi notevolmente aumentati, deve essere rivolta a un’accoglienza consapevole e sostenibile, che coinvolga tutti, dalle istituzioni ai privati, per costruire un futuro più equilibrato per l’Appennino Tosco-Emiliano». Fausto Giovanelli, presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, riflette con la Gazzetta sui cambiamenti che stanno interessando la montagna reggiana. «L’Appennino sta vivendo una fase di rilancio turistico dal periodo post-Covid, che ha portato a una frequentazione più costante. Si registra un aumento delle escursioni a piedi e in bicicletta e delle ondate di visitatori. Si tratta ovviamente di un fenomeno positivo, ma è necessario gestire questa crescita in modo sostenibile».

A livello nazionale, questa è l’estate in cui il dibattito sull’eccesso di turismo in certe località ha conquistato la ribalta mediatica. La provincia reggiana non è generalmente toccata da questo fenomeno, ma questo non significa che non ci siano criticità anche da noi. «Il turismo, soprattutto in alcuni luoghi, mette a dura prova l’equilibrio del territorio e la capacità delle infrastrutture», dice Giovanelli. Nell’area reggiana del Parco sono quattro le località maggiormente sotto pressione: Fonti di Poiano, Lago Pranda, Monte Ventasso e Pietra di Bismantova. «Alle Fonti di Poiano si iniziano a percepire gli effetti del riconoscimento Unesco dei Gessi Triassici.

Questo luogo, a differenza di aree più estese come il Monte Cusna, è circoscritto e non espandibile, il che concentra il flusso turistico in uno spazio limitato. Qui non c’è solo un problema di parcheggi, ma anche di sicurezza, poiché il versante ha mostrato una propensione al crollo. Per questo motivo, è in corso un progetto per allontanare la passerella dal versante e prevenire ulteriori crolli. Le Fonti di Poiano, punto cruciale dei Gessi Triassici, non sono dotate di strutture adeguate per gestire l’afflusso di migliaia di persone, e questo crea problemi legati a rumore, rifiuti e comportamenti inappropriati. È necessario uno sforzo congiunto tra il Parco e le istituzioni locali per migliorare l'accoglienza, senza però ricorrere a un numero chiuso, ma piuttosto attraverso la promozione di norme di comportamento responsabile. In cantiere c’è anche la realizzazione di una ciclabile, che consentirà di arrivare sul posto anche da più lontano. È necessario attivare altri punti di accesso ai Gessi. Tra le alternative, si possono considerare le località di Monte Rosso e Monte Merlo, che offrono ulteriori possibilità di accesso e distribuzione dei visitatori». Un’altra criticità è quella del Lago Pranda. «Qui l’afflusso turistico rimane problematico in determinati periodi dell’anno. Gli usi civici che gestiscono il parcheggio incontrano difficoltà nelle giornate di massima affluenza, quando la capacità di carico dell’area è ampiamente superata».

Anche l’area del Ventasso, dalla cui cima si gode di una vista splendida e alle cui pendici si trova un laghetto molto amato e fotografato, «soffre di un afflusso eccessivo durante i weekend, con una mancanza di distribuzione stagionale che penalizza la qualità dell’offerta turistica». Una attrazzione storicamente sotto pressione è la Pietra di Bismantova. «Soprattutto nel piazzale Dante, dove si concentrano i visitatori. C’è un progetto in stato avanzato per regolamentare i parcheggi». Dal 16 giugno fino a domenica 15 settembre, è attiva la linea “Bismantino”, un servizio di navetta gratuita tra il centro del paese e la Pietra di Bismantova - con partenza dal principale parcheggio scambiatore di Piazzale Collodi. «Ma non basta per risolvere i problemi, Bisogna promuovere l’accesso all’area anche da altri percorsi. Ad esempio, la vista da Ginepreto è bellissima». Il turismo in Appennino è in crescita, grazie soprattutto a una nuova attitudine da parte dei reggiani. «C’è un rapporto nuovo tra Reggio Emilia capoluogo e l’Appennino. C’è la consapevolezza dell’importanza di questo polmone verde ed aumentano i pernottamenti. In generale, si assiste a una maggiore distribuzione delle visite nel corso dell’anno, mentre in passato c’erano soprattutto alcune ondate ad agosto. Deve essere chiaro che la sostenibilità del fenomeno è un tema che riguarda tutti: Parco, enti locali, cooperative e privati».l © RIPRODUZIONE RISERVATA