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Le reazioni

Da troppi anni la zona stazione è questa: il reportage del giorno l’accoltellamento

Nicolò Valli
Da troppi anni la zona stazione è questa: il reportage del giorno l’accoltellamento

Rabbia e rassegnazione: tra residenti e commercianti

18 agosto 2024
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Reggio Emilia Sabato 17 agosto: Reggio Emilia è deserta o poco ci manca. In zona stazione, invece, il mondo sembra capovolto. Nelle vie che caratterizzano il quartiere, strade salite ormai alla ribalta della cronaca nera come viale IV Novembre, via Turri, via Alai, via Eritrea, la gente disquisisce, entra ed esce dai market e bazar della zona e si muove da una parte all’altra in bicicletta o in monopattino. Sotto i portici intorno a piazzale Marconi è pieno di giovani, alcuni seduti davanti ai negozi, altri appoggiati alle colonne, altri seduti ai tavolini dei bar. Sembrano tutti in attesa di qualcosa o qualcuno, magari un cliente, forse dello spacciatore di turno. Una città nella città, che pare però un corpo estraneo rispetto agli altri quartieri. Facendo lo slalom tra chi fa l’elemosina chiedendo monetine ai passanti e gruppetti di persone che guardano con aria minacciosa, raggiungiamo via Ceva, teatro del grave accoltellamento di venerdì sera.

Davanti all’abitazione al numero 8 ci sono altri due residenti: guardano, incuriositi, i movimenti della polizia scientifica. Non hanno visto né sentito nulla ma hanno voglia di parlare e il tema è uno solo, il livello di degrado del quartiere: «Non c’è da stupirsi, si sa che da queste parti ormai la situazione è questa», dice il più giovane. Non abita qua, ma viene in zona a fare la spesa: «Dietro questa casa – rivela – c’è un tavolino dove gruppi di sbandati si trovano a spacciare e fumare incuranti di chiunque. La polizia lo sa, ma più di tanto non può fare». «Non è per essere razzisti ma tanti anni fa c’era molto più ordine: bastava mettere le regole e farle rispettare» ricorda quello più anziano. Una notizia positiva, in questa “cittadella” dove due ragazzi discutono per il possesso di un monopattino («Speriamo non succeda il peggio», viene quasi da pensare mentre li si osserva litigare a distanza di sicurezza), in realtà c’è. «Il Comune da poco ha installato ulteriori telecamere in via Eritrea, rispettando le promesse», spiega Stefano Davoli, titolare della ferramenta in via Eritrea. In effetti un piccolo passo in avanti è stato fatto. È un deterrente per evitare altri episodi ma anche un modo per agevolare le indagini, ammettendo che sarà solo questione di tempo prima di un furto, di una rapina, di un’aggressione, di un accoltellamento. «In questi giorni sono aperto solo al mattino e non ho niente da segnalare di diverso rispetto al solito», prosegue Davoli, da una vita lavoratore in zona stazione e uno degli ultimi di nazionalità italiana. Mentre spiega mi guardo attorno: sensazione di un qualcosa che potrebbe non andare. D’altronde non troppo tempo fa una donna è stata colpita in pieno volto da un giovane proprio davanti alla ferramenta senza motivo, solo per il gusto di scagliarsi contro qualcuno. Lasciamo con l’auto la cittadella della stazione tirando quasi un sospiro di sollievo. Non è facile, è vero, ma qualcosa va fatto e presto: non è di paura che si deve vivere nella città “delle persone”.  © RIPRODUZIONE RISERVATA