Niente più morti grazie al velox ma via Molinazza resta pericolosa
Il sopralluogo a un anno dal montaggio del misuratore di velocità. La banchina è già rovinata in molti punti e nei giorni scorsi un furgone è uscito di strada
Scandiano Il primo albero sulla sinistra, andando da Sabbione verso Scandiano, è una quercia dal tronco carbonizzato. Il 14 marzo 2023, lì morì Andrea Spezzani, 49 anni, la penultima delle vittime di via Molinazza. E lì inizia la “strada della morte” in cui, nel corso degli ultimi decenni, hanno perso la vita tante persone, e molte altre sono rimaste coinvolte in drammatici incidenti stradali.
Via Molinazza è una strada di campagna con il limite di 50 chilometri orari, utilizzata da molte persone come alternativa per viaggiare da Reggio a Scandiano e viceversa. È stretta o strettissima, a seconda dei punti, con le righe bianche laterali. Di conseguenza, quando due veicoli si incrociano, necessariamente devono rallentare e, spesso, almeno uno dei due deve uscire dall’asfalto con le gomme di destra.
L’autovelox
Nel 2023 sono accaduti due incidenti mortali a tre mesi di distanza l’uno dall’altro. Dopo quella doppia tragedia, è caduto il veto di chi aveva sempre sollevato la questione dell’impossibilità di installare un autovelox su una stradina di campagna. Così sul rettilineo di via Molinazza è stato installato il velox su entrambi i sensi di marcia, come richiesto da tempo dal comitato formato da residenti e familiari delle vittime. E da allora non vi sono più stati incidenti mortali. In diverse di quelle tragedie la velocità ha avuto un ruolo importante, a maggior ragione lungo una strada costeggiata da tante querce, soprattutto a sinistra per chi viaggia verso Scandiano, a 7-8 metri di distanza una dall’altra.
Sul lato destro c’è anche un piccolo rio, talvolta pieno d’acqua, in cui sono finite varie auto, per fortuna senza gravi conseguenze.
Il “gradino” pericoloso
Oltre al doppio velox, un anno fa è stato montato un rallentatore e sono stati eseguiti lavori per far fronte a una delle cause principali degli incidenti: la presenza di uno zoccolo alto e pericoloso fra l’asfalto e la banchina stradale. Chi scende da questo “gradino” con le gomme di destra, poi d’istinto sterza per rientrare, ma a quel punto l’auto può diventare ingovernabile.
A distanza di un anno dai lavori, la ghiaia compattata ai lati della strada ha avuto sorti differenti: in alcuni punti risulta ancora solidissima, come cementata, per cui i veicoli non hanno problemi nell’eventuale uscita a destra degli pneumatici. In altri punti il materiale aggiunto un anno fa è degradato, e in altri è scomparso, anche perché a uscire dall’asfalto con le gomme sono anche camion e mezzi agricoli, con tutto ciò che ne consegue.
Cimitero diffuso
La prima quercia sulla destra, dicevamo, è quella dal tronco annerito dall’incendio dell’auto di Andrea Spezzani, che abitava a Sabbione in via Curiel, a un paio di chilometri di distanza.
In una domenica pomeriggio di piena estate, con il traffico meno intenso rispetto a quello consueto, si può percorrere via Molinazza a piedi senza troppi rischi, avendo il tempo di scendere sui prati laterali all’arrivo delle auto.
Fiori secchi sono legati a quel tronco bruciato, contro cui si è schiantato Andrea, morto carbonizzato nell’auto. Ai piedi della quercia, alcune girandole colorate tra la fitta vegetazione. Attorno, qualche pezzo di plastica e frammenti di vetro ricordano lo schianto.
La zona è verdissima: un piccolo paradiso tra Reggio e Scandiano. Colpisce il silenzio di un luogo dal tempo sospeso. Ma è anche la “strada della morte”: una sorta di cimitero diffuso, se al posto delle lapidi si contano le tracce degli schianti mortali. Le voci ideali che emergono dal silenzio sono quelle di chi potrebbe dire che qui «l’anima d’improvviso mi fuggì», parafrasando l’Antologia di Spoon River.
Dalla quercia annerita in poi, sulla destra lo zoccolo è “invisibile” per la presenza di erba alta già a ridosso dell’asfalto. Ma è alto 15-20 centimetri, quindi pericoloso.
Un centinaio di metri più avanti, sempre sulla sinistra, c’è la quercia contro la quale morì Lucrezia Lombardi di Casalgrande, 21 anni. Sul tronco, una sua fotografia. A terra, sette girandole multicolori mosse dal vento, un cuore di metallo, un portavaso a forma di coniglietto e una corona di sassi bianchi attorno alla base della pianta. Una parte della corteccia non è più cresciuta, lasciando in tronco scoperto, ma l’albero è in buona salute, a giudicare dai rami e dalle foglie.
Poche decine di metri più avanti c’è il doppio autovelox. Tutti rallentano nell’approssimarsi, anzi no: il tabellone luminoso che segnala la velocità indica i 73 orari per un’auto il cui conducente sembra distratto o inconsapevole del velox, nonostante la segnalazione.
Basta percorrere poche altre decine di metri e si arriva alla quercia – sempre sul lato sinistro – contro la quale il 27 settembre 1989 si schiantò un’auto con quattro ragazzi a bordo. Due morirono: Daniele Poli, 19 anni, e Cristiano Bortolani, 20.
Subito dopo c’è la chiesa della Madonna della Neve, all’incrocio con via Brugnoletta, la strada che porta a Fellegara. Pochi metri dopo l’oratorio, sempre sulla sinistra, c’è il prato dove il 22 giugno 2023 volò l’auto di Michael Tagoe, 37enne di origini ghanesi, da una ventina d’anni residente a Formigine. La macchina cappottò più volte e il conducente morì sul colpo. A pochi metri di distanza, sul tronco di un albero e sul palo di un cartello stradale mazzi di fiori ricordano quella tragedia.
I prossimi lavori
Proseguendo verso Scandiano, su entrambi i lati di via Molinazza, la situazione è preoccupante. A sinistra il gradino è alto in vari punti, mentre a destra, oltre alla banchina instabile, c’è un fossato.
A settembre dovrebbero essere fatti altri interventi lungo via Molinazza. Che resta pericolosa. Ad esempio, giovedì 11 luglio un furgone proveniente da Reggio è uscito di strada nel punto in cui è accaduto l’ultimo schianto mortale, ma dall’altro lato della carreggiata. Per fortuna, nessuno è rimasto ferito. Il furgone è stato rimesso in strada da un trattore.
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