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«Addio Piacenza, sto a Ligonchio». La nuova vita in montagna di Airin

Bianca Miconi
«Addio Piacenza, sto a Ligonchio». La nuova vita in montagna di Airin

Nel 2013 a 23 anni la scelta di lasciare la sua città: «Il luogo ideale dove crescere un bambino».

20 agosto 2024
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Ventasso Airin Toscani, originaria di Piacenza, all’età di 23 anni ha deciso di trasferirsi a Ligonchio, nell’Appennino reggiano. Insieme a suo marito, Stefano, e a suo figlio di quattro anni, conduce uno stile di vita inusuale, scegliendo di adattare i propri bisogni a ciò che ha da offrire il territorio locale. Nel 2011 stava studiando a Bologna presso l’accademia delle Belle Arti, ed è lì che è entrata in contatto con l’associazione Legambiente di Ligonchio e con l’ostello dei Balocchi. È iniziata così una collaborazione professionale estremamente stimolante che, nel giro di due anni, le ha dato l’opportunità di trasferirsi nel paese montanaro.

Quello che la ragazza ha sentito è il richiamo dell’Appennino, che il suo carattere naturalmente predisposto ha accolto con felicità, insieme alla prospettiva di uno spazio lavorativo adatto ai suoi obiettivi. «È il silenzio della montagna il suono che apprezzo di più» spiega durante la nostra chiamata. Nel suo lavoro gestisce la parte amministrativa dell’ostello come anche quella organizzativa, proponendo molti progetti per bambini e giovani adolescenti.

«Proprio in questo periodo mi sto preparando ad accogliere dei ragazzi dai 15 ai 19 anni con il progetto Erasmus+ affinché anche possiamo mettere in contatto l’estero con l’ambiente montano» racconta. Inoltre qui ha trovato spazio per il suo animo artistico, i suoi studi si rivelano utili per proporre attività educative attraverso la mediazione dell’arte, «un valore fondamentale», per Airin. Un progetto di cui va particolarmente fiera è quello del Ravin’Art, un parco fruibile a tutti riempito di installazioni artistiche per guidare, sia piccoli che grandi, nella comprensione e nella tutela del territorio. Ligonchio è un paesino decentrato che regala molta più libertà della città, perciò l’ostello risulta unico: «È una casa per tutti coloro che hanno avuto l’onore di vivere la sua magia». Lo scopo dei fondatori era quello di creare qualcosa di completamente nuovo per non erodere il tessuto locale e tradizionale. A differenza di com’è solito credere, i ritmi della vita di montagna per Airin non sono affatto lenti, il lavoro anima le sue giornate, tutte diverse l’una dall’altra. Una caratteristica della montagna è proprio questa: la connessione con la stagionalità. «Non ho una routine precisa, ma da queste parti si deve accettare l'imprevedibilità del territorio – continua la giovane – per esempio d’inverno è preponderante l’attività organizzativa mentre d’estate quella operativa- Gli spostamenti sono generalmente più lunghi, ma invece di passare 30 minuti nel traffico mi godo mezz’ora di panorama mozzafiato». I servizi risultano infatti pochi e distanti. La qualità della vita, però, è assai più alta e a questo Airin non rinuncerebbe mai.

La montagna è una dimensione paradisiaca e, secondo lei, è l’ambiente ideale per crescere un bambino. «Il luogo è molto sicuro – dice – e questo consente di raggiungere un alto livello d’autonomia in giovane età, situazione non possibile in un contesto urbano. Un altro aspetto importante è la sensibilizzazione alla tutela e al rispetto della natura, i bambini non risentono dell’alienazione della città e formano un insieme di convinzioni rispettose dell’ambiente. Sicuramente qui è più difficile soddisfare tutte le esigenze di un’adolescente, ma è un problema che ora non si pone». Airin conduce uno stile di vita particolare che molti faticano a privilegiare rispetto a quello della città. È presente un notevole spopolamento giovanile, sintomo di una scelta poco condivisa. Eppure lei non rinuncerebbe per nulla al mondo alla montagna e ogni giorno cerca di spargere l’amore per il nostro territorio con tutta la sua coinvolgente passione. l © RIPRODUZIONE RISERVATA