Gazzetta di Reggio

Reggio

Alla scoperta del borgo di Miscoso e del suo acquedotto rurale

Manuela Bigliardi
Alla scoperta del borgo di Miscoso e del suo acquedotto rurale

Sono stati gli abitanti a creare le fontane

25 agosto 2024
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Crocevia tra le provincia di Reggio Emilia e Parma e la Toscana, il piccolo borgo di Miscoso, nel comune del Ventasso, racchiude la storia di un popolo che vive da sempre in un punto di passaggio strategico per il commercio ma anche isolato, con terreni pendenti e scoscesi, e tutte le difficoltà che comporta l’abitare in località montuose e lontane dai servizi. Fino al 1960 Miscoso era raggiungibile solo lungo mulattiere e carraie. La strada com’è adesso non esisteva, arrivava solo fino ai paesi precedenti, e solo allora diventava raggiungibile con un mezzo di trasporto a motore. E devono passare almeno altri 20 anni prima che venga aperto il ponte del Lagastrello che lo collega alla Toscana. Queste difficoltà hanno sempre spronato gli abitanti a fare fronte comune per risolvere tutte le problematiche e ad organizzarsi in comunità ed associazioni per aiutarsi e rendere la vita più agevole.

La principale testimonianza dello spirito di collaborazione che contraddistingue gli abitanti di Miscoso è la costruzione dell’acquedotto, risalente al 1905, ed il relativo Consorzio Rurale dell’Acquedotto di Miscoso, tuttora attivo, con tanto di presidente, consiglio di amministrazione e regolarmente registrato. Il Comune non arrivava a costruire l’acquedotto per i paesani, perciò il popolo si organizza. Gli scavi vengono fatti a braccia dagli abitanti del paese, che inoltre posano le cisterne, le tubature e creano le fontane. Le tre fontane sono posizionate nelle borgate del paese: sulla prima, realizzata al “Mondgel”, sono incise la data di costruzione e la scritta “il comune non fece, popolo concorde”; la fontana della piazza con la targa commemorativa che riporta la frase “Alle fanciulle che in altri anni qui attingevano acqua e amore questa fontana dedichiamo”; infine la fontana situata nella parte del paese chiamata “giù dall’ingiù”, nella parte bassa, sulla vecchia strada che porta al ponte della Golara e a Cecciola. Il Comune interviene decenni dopo, a supporto del consorzio, per l’ampliamento, la ristrutturazione ed il miglioramento della rete idrica e questo permette al paese di mantenere ancora oggi l’acquedotto indipendente ed autonomo.

Lo spirito di collaborazione della comunità di Miscoso si percepisce anche durante la sagra di San Rocco, a metà agosto, durante la quale tutto il paese, residenti e villeggianti, si rimboccano le mani e partecipano attivamente. Quest’anno il ricavato della “Polentata sotto le stelle” che si è svolta in occasione della sagra è stato destinato appunto alle spese per la gestione e la manutenzione dell’acquedotto rurale. In questo grazioso borgo del Parco Nazionale dell’Appenino Tosco-Emiliano si può visitare la chiesa di Santa Maria Assunta, consacrata nel 1667, che presenta una bella facciata settecentesca con ornato in arenaria, ed all’interno il solenne altare maggiore scolpito su un unico blocco di marmo. Di fronte alla chiesa si erge la torre campanaria abbellita da rilievi in pietra, che si staglia nel panorama circostante dominato da monte Ventasso, monte Casarola, alpe di Succiso, monte Alto e monte Corno. Passeggiando per le strette vie di Miscoso, tra portali ad arco, muri di pietra ed angusti sottopassi, si possono ammirare qua e là numerosi bassorilievi devozionali scolpiti nel marmo e ciò che resta del posto di guardia di quella che un tempo doveva essere la dogana parmense per il confine tra la Toscana ed il reggiano. Miscoso però nel tempo è diventato famoso soprattutto per il ristorante La Montanara. Lo storico ristorante, ancora a conduzione familiare, è meta di buongustai che raggiungono questo piccolo paesino ai confini dell’Emilia-Romagna per assaporare i piatti della cucina locale: tortelli d’erbetta e di patate, specialità ai funghi, agnello fritto e in umido e tante altre ricette della tradizione emiliana.