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Festa nazionale dell'Unità, la volontaria Armida Ferrari è la più anziana: ai fornelli a 92 anni

Manuel Marinelli

	La volontaria Armida con Michele de Pascale
La volontaria Armida con Michele de Pascale

Confida: «Lo faccio da 40 anni: non riesco a stare ferma»

25 agosto 2024
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Reggio Emilia Sotto i tendoni della Festa nazionale dell’Unità al Campovolo di Reggio Emilia fa caldo, e non poco. Ma Armida Ferrari, con i suoi 92 anni la più anziana volontaria di tutta la manifestazione, non molla e continua a lavorare imperterrita. Le cucine del Campovolo, storica sede della manifestazione, sono la sua seconda casa da 40 anni e lei non ha nessuna intenzione di cedere il passo.

Già dal mattino, in questi gironi bollenti, la si trova lì, china con il suo coltello a pulire i funghi per il ragù. «Sono circa 40 anni che faccio la volontaria – racconta mentre continua a tagliare i funghi per il ragù da servire sulla polenta – sono andata in pensione a 55 anni e da lì ho iniziato e non ho più smesso di venire, prima con mio marito poi, dopo che lui se n’è andato 27 anni fa, da sola. Al tempo stavo qua tutto il giorno fino a tarda notte. Ora ho un po’ ridotto e nel primo pomeriggio, dopo aver finito di preparare tutto, me ne torno a casa. Ferma non riesco a stare, e qui sto bene». A vederla non le si darebbero mai 92 anni, lei che è nata a Carpineti e ora vive a Puianello. Alla parola “guerra” si ferma e per un attimo smette di preparare i suoi amati funghi. E il suo sguardo cambia per un attimo: «Altroché se me la ricordo la guerra, e ora ho paura perché la vedo di nuovo alle porte. Con questo governo e vedendo come vanno le cose non mi sento per niente tranquilla. Ricordo bene il fascismo, i rastrellamenti sono ben impressi nella mia memoria». In 92 anni Ardita ha visto il mondo intorno a se cambiare radicalmente, non sempre in modo positivo.

«Penso che ai tempi ci fosse più onestà. Ora è cambiato tutto, purtroppo in peggio – prosegue Ardita Ferrari – Una volta io e mio marito eravamo riusciti a costruirci la casa con il nostro stipendio. Ora per i ragazzi è praticamente impossibile. La Schlein? Non mi dispiace, ma è più un discorso di fedeltà al partito. Io non cambio mai e continuo a sostenere il Pd. Penso che il programma sia giusto, il problema è che mancano i soldi per realizzare tutto ciò. Ricordo bene quando venne alla festa qui a Reggio Berlinguer... erano altri tempi». Ora Ardita è circondata da tanti ragazzi più giovani, con cui ha instaurato un bel rapporto. «La festa è un’occasione per stare insieme, mi piace la compagnia – conclude la storica volontaria – Ci sono tanti ragazzi giovani davvero bravi, non è vero che non hanno voglia di fare niente. Io vedo tanta buona volontà nei più giovani, sono attivi e danno una grande mano. Anche i miei due figli non mancavano mai, ma ora lavorano e sono troppo occupati». Di aneddoti da raccontare ne avrebbe per ore, ma il suo sguardo e soprattutto il suo coltello con cui sta pulendo con grande maestria i prelibati funghi mi fanno capire che in questo momento è il caso di lasciarla lavorare. D’altronde nemmeno per Michele de Pascale ha smesso di lavorare... © RIPRODUZIONE RISERVATA