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Polemica sulla Festa dell’Unità: «Grave non si parli di pace»

Manuel Marinelli
Polemica sulla Festa dell’Unità: «Grave non si parli di pace»

I catto-dem critici con il programma della manifestazione

25 agosto 2024
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Reggio Emilia Un programma ricco di ospiti, dibattiti, eventi culturali e che affronta i principali temi di attualità, quello della Festa nazionale dell’unità che ha preso il via venerdì a Reggio Emilia. Ma qualcosa, all’interno del lungo elenco di iniziative, manca. Una parola, un valore oltre che un obiettivo politico di primaria importanza: la pace. A sottolinearlo, con un post sui social, è l’ex assessore Pd del Comune di Reggio Emilia Daniele Marchi.

«Cara Segretaria (Elly Schlein, ndr), nell’augurarci buona Festa permettimi di dispiacermi nel non vedere nel programma che ospitiamo a Reggio la parola pace. Non esiste, secondo me, nessuna alternativa che possiamo costruire se dimentichiamo questa difficile, ma necessaria parola», si legge sul post di Marchi, condiviso anche da Pierluigi Castagnetti. L’opinione è sostenuta anche da un altro reggiano del Pd: il senatore Graziano Delrio. «Condivido totalmente quanto detto da Marchi – commenta – in un momento in cui si parla di corsa agli armamenti il tema della pace e soprattutto del disarmo è di grande rilevanza politica per il cattolicesimo democratico. La strada deve essere la diplomazia, il dialogo, per superare la logica del conflitto. L’Europa è nata per questo, se non riuscirà a portare avanti l’insegnamento non sarà mai un Europa forte, come si dimostra in questo periodo storico». Sfogliando il programma dei diciassette giorni di festa effettivamente mancano iniziative dedicate alla questione ucraina o a quella palestinese.

«La mia è una domanda: come si può non mettere tra le “questioni fondamentali” quella della pace, in questi tempi, in questo scenario internazionale così drammatico? – incalza ancora Marchi – Quella della pace è “la” questione politica fondamentale, come si fa a non parlarne? Anche per discuterne. Anche per far emergere differenti posizioni. Ma l’assenza nel dibattito non si spiega. Spero sia una scelta, mi auguro non sia dimenticanza. Una scelta sbagliata secondo me. Spero non sia imbarazzo, spero non sia perché si considera la pace un tema “divisivo”: sarebbe il colmo. Chiaramente pace significa politica estera, geopolitica, alleanze, cooperazione, solidarietà. Insomma, non mi sembrano questioni secondarie per un partito che ambisce a costruire una alternativa». Ma non solo, perché secondo l’ex assessore del Comune di Reggio «ci sono altre “piccole dimenticanze”: nulla sui più fragili, di persone con disabilità, del dramma delle nostre carceri. Poco o nulla sull’accoglienza dei migranti. Niente sul disagio giovanile, in particolare il disagio mentale. Mi stupisce perché Elly Schlein da assessore al welfare tutte queste cose le aveva a cuore. Non si può parlare di tutto è vero, ma le scelte fatte indicano una strada. E, secondo me, una alternativa costruita ignorando la pace e i più fragili è un’alternativa poco convincente e quindi poco vincente». Igor Taruffi, responsabile dell’organizzazione nazionale del Pd replica dicendo che «la parola pace c’è, ci sono dei dibattiti e il programma è completo. Ci saranno anche delle aggiunte, è una cosa totalmente destituita di fondamento. Io stesso all’inaugurazione ho parlato di pace».l © RIPRODUZIONE RISERVATA