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Un cliente ha la maglietta del Duce. Il presidente del consiglio comunale: «Mai più in quel locale»

Ambra Prati
Un cliente ha la maglietta del Duce. Il presidente del consiglio comunale: «Mai più in quel locale»

Il post di Matteo Iori scatena la polemica. Fratelli d’Italia chiede le sue dimissioni

25 agosto 2024
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Reggio Emilia Una maglietta nera con la scritta “Benito santo subito”, indossata da un cliente di un’osteria: un chiaro omaggio al Duce Benito Mussolini. La t-shirt non è passata inosservata a Matteo Iori, presidente del consiglio comunale di Reggio, che ha scritto un post di fuoco – con tanto di nome del ristorante – stigmatizzando l’indecoroso spettacolo.

Apriti cielo: il post di Iori ha scatenato un centinaio di commenti (la maggior parte concordi nella condanna, ma c’è stato anche qualche dissenso), l’episodio ha fatto il giro del web e il vespaio si è trasformato in men che non si dica in querelle politica, con l’opposizione di destra all’attacco. Il racconto dell’accaduto lo lasciamo allo stesso Iori.

«“Benito Santo Subito”. Così era scritto sulla maglia di un cliente dell’Osteria Doppio Litro di Reggio Emilia, nella quale ero a cena venerdì sera con amici. Il Doppio Litro è a Coviolo in via Ruozzi, nella stessa via al civico 25 c’è la pietra di inciampo dedicata ad Adolfo Rossi, militare che dopo l’armistizio si rifiutò di servire la Repubblica di Salò e fu mandato nei campi di lavoro in Germania, dove morì a 20 anni – premette Iori – Venerdì sera un uomo a cena con una donna sfoggiava orgogliosamente questa bella maglia nera. Mi sono chiesto se avesse senso dirgli qualcosa, poi ho pensato che forse era proprio ciò che si aspettava per dimostrare a lei quanto fosse orgogliosamente uomo e forte nel difendere le proprie idee. Non gli ho detto nulla, probabilmente sbagliando... Poi ho notato che alla fine della serata si intratteneva in amicizia seduto all’esterno del locale insieme ai gestori a fumare e bere un bicchiere. Sempre con la maglia in bella vista. Mi è dispiaciuto per più motivi. Mi dispiace che ultimamente si stiano sdoganando scritte, gesti e pensieri che fanno parte del nostro passato peggiore. Mi dispiace per i ragazzi presenti che leggendo queste scritte possono avere segnali sbagliati. Mi dispiace che i gestori di questo ristorante si intrattengano con grande accoglienza con chi indossa questa maglietta. Avrei preferito che gli dicessero: “Guarda, niente di personale, anzi... Però se vieni qui con quella maglia poi magari qualche cliente rompiscatole si lamenta. Puoi lasciarla nel cassetto la prossima volta?” Ecco. Se la maglia starà nel cassetto anche solo un giorno in più, io sarò già contento. In ogni caso so dove non andrò a cena la prossima volta».

La presa di posizione, rimbalzata sul web, ha fatto insorgere Alessandro Aragona, il presidente provinciale Fd’I e capogruppo in Sala Tricolore, che è arrivato a chiedere le dimissioni di Iori. «Riteniamo estremamente gravi le parole del presidente del consiglio comunale, che di fatto invita apertamente via social i reggiani a boicottare un esercizio commerciale reo, secondo Iori, di non aver preso provvedimenti contro un cliente che indossava una maglietta “nostalgica”. Se da un lato è inaccettabile questo atteggiamento di tipo censorio e liberticida finalizzato a selezionare chi può o non può frequentare un ristorante e con quale maglietta, dall’altro grida vendetta l’anatema col quale si intende colpire un’attività che faticosamente garantisce tutti i giorni posti di lavoro. Ci chiediamo se solo noi riteniamo tutto ciò surreale. Si può pur sempre mangiare alla Festa dell’Unità».

Sorpreso e incredulo Antonio Catellani, 70 anni, titolare dell’osteria storica («siamo qui da 29 anni») a conduzione familiare. «Mio padre era un internato militare: abbiamo una pietra d’inciampo all’ingresso, organizziamo iniziative solidali per il Grade e, se proprio devo prendere una posizione politica (mi interessa di più il mio lavoro), siamo di sinistra», è la premessa del titolare. La maglietta della discordia? «Io non l’ho nemmeno visto, quel cliente, venerdì sono andato via presto, sono rimasti i miei figli. Ho saputo di questa polemica il giorno dopo. Una polemica inutile». Alla domanda se si può incolpare un gestore per un avventore dal vestiario imbarazzante, Catellani replica: «Non è giusto che uno venga qui a fare della propaganda. E che si tiri fuori Mussolini mi sembra fuori luogo. Noi però non c’entriamo nulla. Abbiamo la coscienza a posto».

Matteo Iori ha telefonato a Catellani. «Ci siamo chiariti, gli ho detto ciò che penso: mi dispiace che si sia sentito offeso, ma il locale è estraneo all’iniziativa». l © RIPRODUZIONE RISERVATA