Il ritorno dello chef D’amato: «Ho scelto il castello di Arceto»
D’amatosteria aprirà a settembre. In passato ha avuto due stelle Michelin con Il Rigoletto a Reggiolo. Poi aveva lanciato il Caffè Arti e Mestieri
Scandiano Un affare di famiglia, dove saranno presenti sia la moglie Fulvia Salvarani che il figlio Federico. Questo sarà D’amatosteria, la nuova avventura dello chef Gianni D’amato al castello di Arceto, che segna il ritorno dell’ex pluristellato nel reggiano, dopo aver chiuso il ristorante di Tellaro, in provincia di La Spezia. «Il legame con Reggio Emilia non si è mai interrotto, così, dopo due anni, abbiamo pensato di tornare – raccontano in coppia D’amato e la moglie Fulvia, presidente dell’associazione del Cappelletto Reggiano – Dove eravamo ci siamo trovati bene, ma abbiamo avuto qualche problema sul fronte personale, facevamo fatica a trovare per la stagione».
«Sapevamo che c’era questa opportunità ad Arceto, era in vendita da un po’ e dopo aver visto diverse situazioni lo abbiamo preso. La zona è bella, ci sono parcheggi vicino, e il ristorante non è troppo grande. Per cui saremo io, mia moglie e mio figlio. Oggi come oggi non è facile trovare manodopera, la scelta è stata fatta anche per quello» dice. Ventisei coperti, atmosfera intima e i grandi classici della cucina dello chef originario di Aulla, in Toscana. Questa la ricetta proposta da D’amato, che a Reggio ha prima collezionato due stelle Michelin con Il Rigoletto a Reggiolo, per poi lanciare il Caffè Arti e Mestieri in via Emilia San Pietro.
«Il menù propone innovazione nel rispetto della tradizione, sarà un’osteria moderna – prosegue la coppia – Ci saranno i nostri piatti forti, quelli che nel tempo sono rimasti, sia di carne che di pesce. L’innovazione va bene, ma deve rispettare gli ingredienti del territorio: questa è la ricetta vincente. Quindi non mancheranno piatti tradizionali, ma non vogliamo fermarci al Medioevo, bensì portare la tradizione ai gironi nostri. Vogliamo che la clientela sia trattata con i guanti, che la gente ritorni. Qui c’era La Rostaria, ha fatto la storia e lavorato bene negli anni. È un motivo in più per fare bene».
D’amatosteria aprirà i battenti a metà settembre, al momento non c’è ancora una data definitiva, e sarà l’occasione per una reunion della famiglia. «Ci sarà anche nostro figlio Federico, che ora ha trentaquattro anni. Ha fatto le sue esperienze e adesso farà ritorno. Avremo qualche aiuto esterno, ma alla fine saremo noi tre il perno dell’attività. Era quello che volevamo: pochi coperti così da poter gestire meglio il ristorante. Faremo le cose come piacciono a noi, oltre che al cliente – vanno avanti –. La qualità viene al primo posto, questa è la prerogativa. E poi l’esperienza non ci manca, siamo nel mestiere da 40 anni».
Sul finale dell’intervista c’è spazio per una battuta sulla pizza con i cappelletti lanciata da una pizzeria recentemente, caso che ha fatto discutere non poco i reggiani: «Non sarà nel menù... ognuno ha le proprie idee e non bisogna precludersi nulla, ma il cappelletto è il cappelletto e lo preferiamo in brodo o al massimo asciutto, mangiato la domenica con la famiglia riunita intorno al tavolo».l
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