Gazzetta di Reggio

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Il reportage

Un viaggio tra i rifiuti e i giacigli di fortuna in zona stazione

Nicolò Valli
Un viaggio tra i rifiuti e i giacigli di fortuna in zona stazione

Disperati vivono in garage, cantine e su auto abbandonate In via Turri regna la paura: «Al calar del sole non esco più»

04 settembre 2024
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Reggio Emilia Favelas brasiliane? No, via Turri, Reggio Emilia, a pochi chilometri dal centro storico culla del Primo Tricolore. Poche ore dopo l’intervento della polizia nelle cantine e nei garage tra via Turri e via Paradisi (intervento che ha allontanato alcune persone risultate comunque in possesso di permesso di soggiorno), siamo andati sul posto a verificare di persona la situazione. Ne siamo usciti chiedendoci se davvero, quell’area di Reggio, faccia ancora parte della nostra città.

«Benvenuti nella terra di nessuno». Sembra un titolo di un film, è invece quanto ci dicono quando chiediamo di fare un giro negli scantinati e nei sotterranei. Prima però, nella Piazza Secchi, tra il Binario 49 e il Sottoponte, incontriamo gli educatori di Spazio Raga. Parliamo piano, perché dietro di noi, sulle panchine, tre ragazzi di origine africana ci guardano: non sono neanche le 11 del mattino, ma stanno “fumando” e bevendo birra. «Questa è la normalità – ci dicono Sabina e Antonio, educatori –. Siamo qua da 20 anni e in due decenni abbiamo visto di tutto. Questo è un quartiere più propenso alla microcriminalità, molti disperati dalle Reggiane si sono spostati qua. Finché siamo aperti garantiamo presidio, ma quando si spengono le luci tutto tace». A Spazio Raga c’è anche Desmond: era stato lui, ad agosto 2023, a raccontarci dell’incendio provocato nelle cantine di via Paradisi: «La situazione non è cambiata, non ci siamo rassegnati ma il pensiero a volte viene», sostiene.

Percorriamo tutta via Paradisi, fiancheggiamo via Sani e arriviamo in via Turri, precisamente ai sotterranei dei civici 29 e 31. E qui rimaniamo colpiti. Ci accoglie Silvano Aiello, un residente: abita qua dagli anni ’80 ed è rimasto tra i pochi cittadini italiani in zona. Ci porta nei luoghi più nascosti di questi vicoli, mentre altri due signori di origine extracomunitaria ci passano davanti nel giro di due minuti: «Uno è un drogato, l’altro viene qua tutte le sere a dormire», ci dice Aiello.

«Guardate quella macchina, è abbandonata ma tutte le sere diventa la casa di una donna». Silvano ci ricorda così un altro dramma nel dramma, quello che riguarda la sfera femminile. Non è l’unica auto-dormitorio, poco dopo ce ne segnalano un’altra, mentre una scritta sopra un garage ammonisce (forse inutilmente) i senzatetto: «Questo garage non è un bagno». È una città nella città, questo spazio di via Turri, e se al piano di sopra regnano degrado e delinquenza, sotto è pure peggio. Sotto è davvero la terra di chi si aggrappa a tutto per sopravvivere, come e dove può.

«Qualche tempo fa mi hanno forzato il garage rubando un sacco di attrezzatura da lavoro – prosegue Aiello –. I danni sono stati stimati in 57mila euro, ho fatto la denuncia ma nulla è cambiato». Anche le cantine sono forzate e manomesse («Abbiamo dovuto installare le telecamere, ma tanto se anche vengono scoperti tornano poco dopo») ma sono le residenze improvvisate all’interno dei garage a colpirci: materassi sporchi, ciabatte, bottiglie, coperte. Segno tangibile della presenza umana, laddove dovrebbero esserci solo utensili e biciclette. «Quando cala il sole non usciamo più, la sera il quadro peggiora a dismisura». Uno scenario da si salvi chi può: Reggio non può accettarlo passivamente.