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«La scuola sia palestra di pensiero. Prof, liberatevi dalla burocrazia»

Alice Benatti
«La scuola sia palestra di pensiero. Prof, liberatevi dalla burocrazia»

Il docente Matteo Saudino al Festival di Emergency in piazza Casotti

06 settembre 2024
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Reggio Emilia «La scuola deve insegnare la cosa più importante: pensare. Oggi più che mai abbiamo la necessità di costruire teste ben fatte perché in un mondo complesso, frammentato, liquido e precario, l’ancora di salvezza può essere solo questa, il pensiero. So che è difficile e che la scuola è sempre più luogo di esecuzione e di voti ma bisogna trovare il modo per farne uno spazio pubblico in cui i ragazzi possono confrontarsi, dialogare, esprimersi». Non usa giri di parole Matteo Saudino e la platea lo ascolta in religioso silenzio.

È piena Piazza Casotti, uno dei luoghi del centro storico che ieri ha ospitato la prima giornata del Festival di Emergency, per il professore di storia e filosofia di Torino che si è fatto conoscere dall’Italia grazie ai video pubblicati sul suo canale YouTube Barbasophia, nato per dimostrare che la filosofia può non essere, appunto, “una barba”. A Reggio è stato invitato per raccontare le domande più comuni, tra i banchi di scuola e non solo, per ripensare l’esistente e attivare il cambiamento a partire da sé. Cosa possono fare, dunque, i professori, i suoi colleghi da nord a sud dello Stivale, per rendere la scuola una “palestra” di pensiero? «Provare a liberarsi dalla burocrazia», invita Saudino a margine dell’incontro intervistato dalla Gazzetta, che anche nell’anno scolastico in partenza tornerà nelle classi per la seconda edizione del progetto Scuola2030 rivolto alle superiori. «So che non è facile – ammette – e che alcuni diranno “eh, ma ci opprime”. È vero, ma dobbiamo condurre una battaglia contro la burocratizzazione dell’insegnamento perché il professore non è un impiegato, con tutto il rispetto per la categoria, ma un educatore, un formatore. Come me, oggi sono tanti gli insegnanti che cercano di fare una scuola diversa». In quella di oggi, che ha tratteggiato nel talk “Pensare è cambiare?” – troppo corto per chi lo ha ascoltato con piacere nel cuore della città –, «uno studente, a cui fin dalla prima elementare viene imposto di stare seduto al proprio banco, non ha la possibilità di muovere una critica. Quale studente può farlo? E non è mai stato nemmeno allenato a dire “mi piacerebbe che...”». E ancora: «La scuola di massa deve insegnare a pensare e questo significa provare a cambiare noi stessi, ad esempio immaginando cose che ancora non ci sono». E cita Anassimandro, tra i filosofi della Scuola di Mileto, il quale immagina che l’uomo nasce dai pesci. Poi sceglie Ipazia, matematica e astronoma, che osservando il cielo immagina invece un sistema eliocentrico. «A volte è difficile – dice Saudino – immaginare, ad esempio, un mondo senza guerra. Ma allora dobbiamo rinunciare al sogno di Gino Strada (fondatore di Emergency, ndr)? La risposta è no. Ecco perché a scuola dobbiamo far ragionare i ragazzi e spiegargli, ad esempio, che l’ozio è importante per coltivare la bellezza dell’anima ma che se trascorrono 5 ore al giorno su TikTok si perdono tante altre cose perché magari non incontrano un amico, non fanno sport, non imparano a suonare uno strumento». E ai ragazzi che il 16 settembre torneranno in classe dà questo consiglio: «Chiedete anche voi alla scuola qualcosa che vi possa stupire, siate esigenti. Non entrate a scuola dicendo “è tutto noioso”. Provate a dare il vostro contributo».