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Reggio, redditi su del 20% in dieci anni. Albinea il comune più ricco in Regione

Manuel Marinelli
Reggio, redditi su del 20% in dieci anni. Albinea il comune più ricco in Regione

Con circa 25mila euro pro capite di media annua la provincia si piazza al secondo posto

06 settembre 2024
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Reggio Emilia Guardando alle classifiche elaborate da Ires sulla base dei redditi annui riferiti al 2022 spicca subito un dato: con poco più di 33mila euro pro capite di media Albinea è il comune più ricco dell’intera Emilia Romagna, superando di slancio la seconda piazza occupata da Gazzola, in provincia di Piacenza.

E così con i suoi 8mila e 800 abitanti il comune reggiano si mette alle spalle anche capoluoghi come Parma, Bologna e Modena. L’aumento rispetto al 2012 è di oltre il 33%, mentre sull’anno precedente, il 2021, è ben del 18%. Qui la percentuale di contribuenti che dichiara più di 75mila euro l’anno è del 6,5%.

Ottimo il posizionamento anche della provincia: 24mila e 356 euro pro capite bastano per il quarto posto in regione, ma la crescita rispetto al 2012, è del 19,7%, il che, dopo Modena che svetta con il 20,5%, è il secondo dato migliore dell’Emilia Romagna. E i pensionati reggiani? Puntando la lente solo su di loro esce un dato in linea con i precedenti: i quasi 21mila euro annui valgono il terzo posto. Si classifica al quarto posto anche il comune di Reggio, con un reddito procapite di poco più di 25mila euro.

La crescita rispetto a dieci anni fa è però in questo caso del 16,8%, terzo miglior valore in regione. Allargando il campo, la nostra regione si aggiudica, sempre parlando di reddito imponibile medio, il terzo posto in Italia, dietro Lombardia e provincia autonoma di Bolzano. registrando tuttavia una crescita, rispetto all’anno precedente pari al 4,3%, inferiore alla crescita media nazionale (4,9%).

Non si può inoltre tralasciare il fatto che l’andamento dell’inflazione nel corso di quell’anno ha registrato una crescita molto superiore, quasi doppia, essendosi attestata all’8,1% (indice NIC, prezzi al consumo per l’intera collettività, media nazionale). La crescita nominale dei redditi imponibili nasconde quindi un loro calo sostanziale, che riguarda però in modo particolare i redditi da lavoro dipendente e da pensione.

«Il fatto che oltre il 60% dei redditi dichiarati in Emilia-Romagna si collochi nella fascia tra i 15.000 e i 55.000 euro è indicatore di una certa equità nella distribuzione dei redditi della nostra regione, certamente maggiore rispetto ad altre zone del Paese, tuttavia alcuni dati fanno suonare un forte campanello d’allarme – commenta il segretario generale Cgil Emilia Romagna Massimo Bussandri – La crescita dei redditi da lavoro dipendente è di gran lunga inferiore rispetto all’andamento dell’inflazione. La questione salariale, che la Cgil solleva in tutto il Paese, comincia a diventare questione centrale anche in Emilia-Romagna, dove abbiamo sicuramente tante occasioni di lavoro ma evidentemente ancora poca diffusione del lavoro di qualità. Anche la crescita dei redditi da pensione non tiene il passo della perdita del potere d’acquisto per effetto delle tante sforbiciate ai meccanismi di rivalutazione». Bussandri si sofferma, inoltre, su un altro valore: «C’è poi il fenomeno, molto curioso, del contestuale aumento esponenziale dei redditi da lavoro autonomo e da attività d’impresa, in questo caso superiore alle dinamiche inflazionistiche, che segnala due cose: il fatto che quest’ultima tipologia di lavoro “rende” di più rispetto al lavoro dipendente, perché evidentemente la ricchezza prodotta è mal distribuita fra le due tipologie; il fatto che la “flat tax” ha probabilmente fatto emergere alcune zolle di evasione fiscale. Non guardiamolo come un fatto positivo, perché sarebbe triste e paradossale che per limitare il ricorso all’evasione in questo Paese si debba “certificare” un sistema che fa pagare più tasse a chi guadagna meno, lavoratori dipendenti e pensionati, e meno tasse a chi guadagna di più». Infine, il segretario generale Cgil Emilia Romagna punta la lente di ingrandimento sulle differenze di reddito tra alcune zone della nostra regione.

«Alcuni dati chiamano in causa anche i ragionamenti che dovremo fare nella direzione di una manutenzione avanzata del Patto per il Lavoro e per il Clima. Abbiamo in questa regione un forte squilibrio territoriale di redditi, anche e soprattutto da lavoro dipendente, e una provincia (Rimini) che si colloca al di sotto della media nazionale. Il disegno di una Emilia-Romagna a due o più velocità è sempre più realistico e tuttavia è un tema da risolvere» conclude Bussandri.

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