Roberta Bruzzone: «La pietà non è in genere il mio forte»
La criminologa, presidente onorario de La Caramella Buona, all’hotel Posta parla di Chico Forti e Alessia Pifferi
Reggio Emilia Parlare per più di due ore e tenere incollato il pubblico sulla sedia non è da tutti. Roberta Bruzzone, la famosa criminologa c'è riuscita. Nella sala cinquecentesca del Capitano sabato pomeriggio, Bruzzone ha tenuta una conferenza formativa di alto profilo dal titolo “Oltre ogni ragionevole dubbio: i casi Alessia Pifferi e Chico Forti”. L’iniziativa, aperta dall'intervento della vice presidente de La Caramella Buona Anna, Maria Pilozzi, è stata realizzata a favore dell'associazione reggiana, impegnata da oltre 27 anni a livello nazionale nella tutela dei minori e delle donne vittime di abusi, realtà di cui la stessa Bruzzone è presidente onorario e direttore scientifico.
Un pubblico eterogeneo e attento ha seguito l’analisi dettagliata della criminologa, che ha portato alla luce nuovi spunti e riflessioni sui due complessi casi giudiziari. La partecipazione è stata significativa, dimostrando ancora una volta quanto i temi legati alla giustizia siano sentiti dalla cittadinanza. «Quelli che vedremo – esordisce Bruzzone – sono due casi che sono stati al centro delle cronache per diverso tempo: quelli di Enrico “Chico” Forti e Alessia Pifferi. Due casi sui quali ho lavorato e che sono il tema dell’ultimo libro che ho pubblicato. Vi farò vedere delle fotografie e dei video che potete trovare anche online e che fanno parte di due casi e che sono comunque consultabili da chiunque. Sono atti dei processi e delle perizie che sono state fatte».
Bruzzone è partita dal caso Chico Forti. «Forti è stato condannato all’ergastolo negli Stati Uniti d’America ed ora sconta la pena a Trento. Lo spostamento doveva già essere effettuato nel 2020 ma alla fine è stato possibile solo a maggio 2024. Nel 2009 vengo contattata dalla famiglia Forti per interessarmi al caso. Lo guardo, lo studio e ci sono voluti tre anni per riuscire a presentare una relazione su quanto accaduto. La quantità di documenti era incredibile e assieme all’avvocato Ferdinando Imposimato, nel 2012 abbiamo presentato la relazione al ministro degli Esteri. Vengono espresse perplessità sulle modalità del processo che sono tante. Per citarne una il tabulato telefonico richiesto era sì della cabina telefonica dal quale erano state fatte le chiamate, peccato che nessuno si sia mai accorto che il tabulato fosse del 1999 anziché del 1989. Per dirne una». La spiegazione della Bruzzone continua entrando nei particolari di un caso nato nel peggiore dei modi e terminato con l’ergastolo per Forti. Terminato il caso Forti, Bruzzone, ha iniziato con Alessia Pifferi. «Quello di Alessia Pifferi è un caso, permettetemi, molto interessante per la criminologia psichiatrica perché la Pifferi lascia una bimba di 18 mesi da sola in casa in una Milano infuocata con solo una bottiglietta di acqua per sei giorni. Per questo è stata condannata all’ergastolo. La vicenda giuridica non è ancora terminata e la difesa si muoverà e sarà un’aspra battaglia».
E’ la volta delle domande del pubblico. E su una, quella sulle perizie psichiatriche, la risposta della Bruzzone è categorica: «Le perizie psichiatriche sono spesso dei boomerang perché difficilmente le persone sono incapaci di intendere e volere. Piuttosto ci possono essere delle patologie correlate e questo sicuramente». C’è tempo anche per sorridere alla domanda se ha mai provato pietà per qualcuno: «La pietà non è in generale il mio forte».
«Siamo profondamente grati a Roberta Bruzzone – ha commentato poi Roberto Mirabile, presidente de La Caramella Buona, al termine della conferena – per il suo impegno costante nel formare e informare le persone sui meccanismi complessi legati alla giustizia e all'accertamento delle responsabilità nei casi più drammatici e controversi. La conferenza di ieri ha rappresentato un momento di grande riflessione e sensibilizzazione su tematiche delicate e complesse».l © RIPRODUZIONE RISERVATA