Il no alla violenza contro le donne scorre sui muri del Mapei Stadium
Posata in diverse aree la carta da pareti dell’opera dell’artista Elena Mazzi
Reggio Emilia Da lontano ha l’apparenza dell’opera pop per antonomasia: facile, colorata, gioiosa. Poi, celate tra le forme geometriche, ecco che parole e frasi colpiscono come uno schiaffo. Perché sono quelle delle donne vittime di violenza che hanno trovato il coraggio di raccontare le loro storie. Si chiama “Parole parole parole”, ha la firma dell’artista reggiana Elena Mazzi e ha preso la forma di una carta da parati che è stata posata in alcune zone significative del Mapei Stadium: la sala stampa, dove giornalisti sportivi di tutta Italia si fermano a lavorare prima e dopo i 90 minuti di Reggiana e Sassuolo, e le due aree pubbliche per i tifosi di fronte alla Sassuolo Lounge e alla Mapei Lounge.
L’opera d’arte pubblica che ha tappezzato lo stadio molti cittadini hanno già imparato a conoscerla perché da qualche tempo allestisce diversi luoghi della città tra cui la biblioteca Panizzi, Palazzo dei Musei, lo Spazio Gerra e l’ufficio denunce della questura reggiana. Si tratta di un progetto collettivo e partecipato, promosso dal Comune di Reggio Emilia in collaborazione con l’associazione Nondasola, che usa il linguaggio dell’arte per invitare a fermarsi a riflettere sulla violenza maschile contro le donne. Ma è la prima volta che “Parole parole parole” entra in un luogo dello sport e per di più lo fa in quello per eccellenza: uno stadio. E il Mapei è il primo in Italia a fare propria un’iniziativa simile, fortemente voluta dall’amministratrice unica Simona Giorgetta. «Non abbiamo avuto neanche bisogno di presentargliela perché è stato amore a prima vista», ha rivelato ieri l’assessora alla Cura delle Persone Annalisa Rabitti alla presentazione stampa, sottolineando l’importanza di portare l’opera in un luogo così identitario di Reggio Emilia, oltre che fortemente maschile.
«Questa collaborazione permette non solo di continuare il lavoro di prevenzione della violenza sulle donne che portiamo avanti come rete territoriale da anni, ma di lavorare direttamente con i giovani», le sue parole. Il riferimento è ai due appuntamenti che si terranno allo stadio a novembre nell’ambito dell’iniziativa “1-1 Parole al centro. Contro la violenza sulle donne” di Mapei Stadium e Comune di Reggio – di cui la posa della carta da parati ha rappresentato solo un primo passo–, che sono state presentate ieri dalla padrona di casa Simona Giorgetta. «Il 12 novembre l’artista reggiana Elena mazzi e alcune operatrici di Nondasola terranno un workshop dedicato a giovani calciatori e calciatrici di Sassuolo Calcio e Reggiana volto alla riflessione e alla sensibilizzazione – ha annunciato l’amministratrice unica Mapei Stadium – mentre il 19 novembre è in programma un convegno aperto al pubblico sul ruolo che i valori dello sport possono avere nel diffondere una cultura del rispetto e contrastare la violenza sulle donne». «Intendiamo proseguire – ha tenuto ad evidenziare – il percorso di apertura del Mapei Stadium alla cultura e alla comunità, che ci ha visto ospitare eventi culturali e sociali di rilievo ed inaugurare l’opera di Olimpia Zagnoli “All together now” installata al centro della facciata ovest».
A raccontare in che modo è nata l’ultima arrivata in casa Mapei è stata la stessa artista. «Quando il Comune mi ha affidato la realizzazione dell’opera ho chiesto tempo per fare ricerca e capire come tradurre questo tema in arte – ha spiegato Elena Mazzi – lavorando con le operatrici e le ospiti del Centro Antiviolenza-Casa delle Donne di Reggio sono emerse parole e frasi – come “Mi controlla tutto”, “Sono mia” e “Solitudine–, che grazie all’aiuto di Lucia Catellani, la quale si è occupata della grafica, sono state “criptate”. Anche i colori sono stati scelti dalle donne».
Serena Corsi, vicepresidente di Nondasola, ha reso pubblica la donazione fatta da Mapei all’associazione. «La abbiamo accolta con gioia – le sue parole – così come siamo felici dell’iniziativa di ospitare all’interno dello stadio il progetto “Parole parole parole”. È una bella occasione per aumentare la consapevolezza sull’immaginario che esiste nel mondo dello sport del calcio in particolare riguardo le relazioni, la sessualità e gli stereotipi di genere. Siamo sempre meno sole nel nostro lavoro di contrasto alla violenza».
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