Angelo Malavasi, in carcere a Cuba: “Sono innocente, liberatemi”
L’uomo è in cella con l’accusa di omicidio
Casalgrande Dopo 14 anni di buio c’è una nuova speranza per Angelo Malavasi, artigiano oggi 57enne, recluso a Cuba in un carcere ritenuto un campo di concentramento, con l’infamante accusa di avere provocato la morte di una ragazzina di 12 anni, Lilian Ramirez Espinosa, durante un festino a luci rosse a Bayamo.
Lui e altri due italiani, Simone Pini di Firenze e Luigi Sartorio di Vicenza, furono arrestati il 14 giugno 2010 con le stesse accuse. Si sono sempre dichiarati innocenti.
Ora, in virtù di una nuova prova che li scagionerebbe, uno di loro, Pini, oggi 56enne, si rivolge con un appello alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: «Sono innocente, fatemi rientrare in Italia».
Per Malavasi e Pini sono stati inutili gli anni di battaglie per riportarli in Italia. Sartorio ottenne invece l’estradizione per gravi problemi di salute. Ora la nuova speranza.
Una riforma della Costituzione cubana, entrata in vigore nel 2022, ha consentito a Pini di venire in possesso di una prova ritenuta “regina”, che al processo, non sarebbe mai riuscito a produrre e che dimostra la sua assenza da Cuba nel giorno del delitto.
Dal 2022 infatti ogni cittadino a Cuba ha diritto ad accedere ai propri dati personali. Pini sarebbe così riuscito a entrare in possesso dei propri dati migratori, che dicono che lui a Cuba, in quei giorni maledetti dell’assassinio, non era ancora arrivato.
Il suo ingresso sull’isola invece è datato 11 giorni dopo. Pini avrebbe consegnato i dati, di cui è venuto in possesso solo ora, anche all'ambasciata italiana.
Di qui l’appello alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E una nuova speranza anche per Malavasi, che potrebbe riuscire a ottenere gli stessi documenti.
Malavasi, nato a Mirandola (Modena), negli ultimi tempi nel nostro Paese aveva fatto di Casalgrande la sua nuova casa.
Per i tre italiani arrestati nel 2011 c’era stata un’interrogazione parlamentare firmata dall’onorevole Pietro Marcazzan, dell’Udc, e c’era stato, nel 2012 pure un appello al Pontefice, in occasione della sua visita a Cuba, da parte dei famigliari, in prima fila la sorella di Malavasi, Sara.
All’allora papa Benedetto XVI era stata inviata dai famigliari di Pini e Sartorio la documentazione inerente il caso, un dossier per chiedere la liberazione dei tre italiani accusati di omicidio. Ma neppure quello servì. A distanza di 14 anni si aprono le porte per una nuova battaglia per la liberazione dei due italiani ancora in carcere.