Gazzetta di Reggio

Reggio

L’appello

«L’assassino di mio padre mi segue Dall’Egitto a Reggio per vendetta, aiutatemi»

Ambra Prati
«L’assassino di mio padre mi segue Dall’Egitto a Reggio per vendetta, aiutatemi»

Un egiziano 29enne svela la faida familiare all’origine della rissa di via Roma in agosto

22 settembre 2024
4 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia «L’assassino di mio padre, fuggito dall’Egitto quattro anni fa dopo essere stato condannato a 25 anni di carcere, è venuto a cercarmi a Reggio Emilia dove perseguita me e la mia famiglia da oltre un anno, tra aggressioni e agguati. Ho paura: fermatelo».

Ibrahim Mohamed Nasr, 29enne, egiziano residente in una frazione cittadina che lavora come muratore a Modena, svela l’incredibile retroscena della rissa tra egiziani avvenuta l’8 agosto scorso in via Roma: una faida familiare.

Quella notte due gruppi di connazionali si sono affrontati seminando il panico in via Roma. Nello scontro sono spuntati dei coltelli: quando sul posto è arrivata la polizia, a rimanere sull’asfalto – le tracce di sangue erano ben visibili – è stato trovato un ferito con un taglio di 13 centimetri, poi portato all’ospedale. Proprio al pronto soccorso, dove sono arrivati in autonomia gli antagonisti, i due gruppi si sono ritrovati e di nuovo scontrati, con una “coda” preoccupante: un’infermiera che cercava di riportare la calma, finita in mezzo a spintoni, schiaffoni e lanci di cellulari, ha rimediato contusioni.

Secondo Nasr questa brutta storia nasce nel piccolo paese d’origine, per diverbi legati a un’invasione di terreno, tra due nuclei vicini di casa. «Nel 2020 mio padre, mentre stava salendo in auto con suo fratello, è stato aggredito dai confinanti: entrambi sono stati accoltellati più volte, mio padre è morto mentre mio zio si è salvato per miracolo». Le forze dell’ordine hanno identificato tre degli aggressori: un 20enne (oggi 24enne, noto con un alias) e altri due, tutti condannati dalla Corte d’Appello di Alessandria d’Egitto (Nasr mostra la sentenza) a 25 anni.

Ma mentre i complici sono finiti dietro le sbarre, il terzo è riuscito a scappare e a espatriare su un barcone partito dalla Libia. Nasr mostra il video del viaggio per mare girato dal 24enne e le sue foto spavalde sui social, tra katane e bare.

«Il giorno prima della rissa di via Roma mi ha chiamato mio fratello di 18 anni: era in via Emilia su un monopattino, quando il persecutore gli ha sbarrato la strada («ho ucciso tuo padre»), altri lo hanno accerchiato e accoltellato alla schiena. Una ferita profonda. La polizia ha il filmato delle telecamere e le testimonianze dei negozianti, che hanno confermato come fossero cinque contro uno». Il giorno seguente, prosegue Nasr, «terminato il turno di lavoro sono andato in via Roma a prendere mio fratello: io, lui, un cugino e un amico ci stavamo salutando accanto ai distributori automatici di caffè quando qualcuno mi ha afferrato alle spalle e mi ha puntato una lama alla schiena. Era sempre lui. Ne sono uscito incolume perché mio cugino mi ha fatto da scuso con lo zaino». La rissa è poi riesplosa in ospedale. «Mi dispiace per l’infermiera, non doveva accadere», dichiara Nasr, che mostra le svariate denunce – per altrettante aggressioni all’apparenza immotivate – sporte contro il giovane sia ai carabinieri sia alla polizia.

«Non può essere un caso la presenza di quest’uomo a Reggio: è venuto qui per vendicarsi e per rovinare la vita a me a ai miei familiari. Non a caso più volte ci ha rinfacciato di averlo denunciato – prosegue il 29enne –. Cosa c’entriamo noi con quello che è successo in Egitto? Non siamo una famiglia criminale, lavoriamo tutti, io voglio crescere e mettermi in proprio. Voglio solo vivere tranquillo; e invece sono più in ansia che in patria, dove nella casa della mia anziana madre ho perfino messo le telecamere. Ho paura: ogni volta che esco mi sento in pericolo perché potrei incontrarlo. Questa faida rischia di rovinare i miei progetti: anche perché queste persone non hanno nulla da perdere, al contrario di me».

Nonostante abbia intrapreso le vie legali, rivolgendosi a un avvocato che ha trasmesso gli atti all’Interpol, Nasr non riesce a risolvere la situazione: il 24enne è tuttora a piede libero. Alla domanda cosa desidera per il futuro, Nasr risponde senza esitare: «Vorrei aiuto. Vorrei la quotidianità normale di prima. Vorrei che quell’uomo fosse espulso o complito da una misura cautelare che gli impedisca di nuocere».