Gazzetta di Reggio

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La protesta

«La montagna dimenticata e isolata Vanno fatti subito strade e ponti»

Miriam Figliuolo
«La montagna dimenticata e isolata Vanno fatti subito strade e ponti»

Ramiseto si ribella. Franzini: «Presi in giro per decenni»

22 settembre 2024
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Ventasso Le infrastrutture in montagna «sono un disastro» e «vanno fatti progetti lasciati nel cassetto per decenni», ci sono vere e proprie «emergenze che vanno affrontate». È l’intera municipalità di Ramiseto a ribellarsi, lanciando un grido di allarme con una delibera approvata all’unanimità in cui si affrontano diversi temi: la mai costruita diga di Vetto, la situazione drammatica del lago Calamone e il ponte, anch’esso mai costruito, sul Lonza.

A renderlo noto è Lino Franzini, presidente della municipalità di Ramiseto, che solo qualche settimana fa aveva rinunciato alla Cittadinanza affettiva del Parco nazionale dell’Appennino tosco emiliano, in polemica con il presidente Fausto Giovanelli, sui temi legati proprio alla diga di Vetto, della cui necessità Franzini è uno storico sostenitore.

Questa volta con chi c’è l’ha Franzini?

«Con nessuno in particolare. Voglio mettere all’attenzione dei cittadini che la Municipalità esiste. Hanno votato per un presidente e un consiglio, composto da maggioranza e minoranza, espressione del centrosinistra e del centrodestra, che, in questo caso, a Ramiseto, hanno votato compatti e speriamo che altre municipalità possano seguire l’esempio. Ora il Comune di Ventasso dovrà farsene carico. Se non ci facciamo sentire siamo condannati all’isolamento».

Cosa dice la delibera?

«Che la Diga di Vetto va realizzata con la capacità idrica consentita dai versanti, che il Lago Calamone al Ventasso va pulito dalle erbe infestanti per impedire che diventi una torbiera e che sul torrente Lonza, tra Ramiseto e Vetto, si realizzi finalmente il ponte come da progetto presentato alcuni decenni fa ma mai realizzato, e a tutt’oggi si transita su due guadi. E non ho citato altre cose».

Quali?

«La ferroviaria che non è arrivata. La linea avrebbe dovuto arrivare da noi ma si fermò a Canossa e non se ne fece più niente. Ma il massimo è la provinciale che termina con un guado sul Lonza, roba da terzo mondo. Basta pensare che in due ore da Reggio Emilia o da Parma si raggiunge il Bondone in Trentino e in due ore si arriva al Cerreto o a Prato Spilla dopo avere vomitato anche “l’anima”».

Lei però parla anche di responsabilità. Ha in mente qualcuno?

«Confermo quello che ho scritto. È giunto il momento di fare chiarezza; se ci sono stati problemi o persone che hanno impedito la realizzazione di queste opere va posto rimedio; i problemi vanno risolti e le persone rimosse, solo facendo le opere necessarie si potrà garantire all’uomo di restare e presidiare queste terre montane. Fa rabbia vedere la nostra valle dimenticata da tutti. Almeno sistemiamo un po’ le nostre strade».

Se non si interviene per Ramiseto quali sono le prospettive?

«La situazione è catastrofica e senza futuro per tutti i territori montani dell’appennino Reggiano. Le infrastrutture non realizzate avrebbero portato lavoro, sviluppo, turismo a questi paesi del crinale, a partire dalle fondovalli Val Secchia, Val di Lonza, Val d’Enza. Ora si mette a rischio anche le poche attività industriali ancora presenti per gli alti costi dei trasporti e la mancanza di manodopera. E i giovani montanari sono obbligati di fatto a stabilirsi a valle. Sono state dette belle parole o tante promesse che hanno illuso i montanari per decenni. Ramiseto non può più tacere».