La confessione in diretta tv del figlio: «Sì, ho ucciso io la mamma»
Lorenzo Carbone torna a casa e confessa davanti alle telecamere l’omicidio della madre 80enne Loretta Levrini: «Non ce la facevo più: l’ho strangolata, poi ho vagato per ore»
Fiorano Modenese «Sì, sono stato io a uccidere mia madre». L’incredibile confessione davanti alle telecamere ha chiuso lunedì a metà pomeriggio il caso di Loretta Levrini, l’80enne ritrovata strangolata domenica pomeriggio dalla figlia nell’appartamento di Spezzano di Fiorano (Modena) in cui viveva con il figlio Lorenzo Carbone, reo confesso. L’epilogo Il caso si è chiuso verso le 15.30 quando davanti al portone d’ingresso della palazzina in piazzale delle Rose 7 dove è avvenuto l’omicidio, si è presentato il 51enne.
Era in evidente stato confusionale, ed è stato subito notato, già quando si era seduto su un muretto tutto sudato, da un giornalista di Pomeriggio 5, Fabio Giuffrida, che si trovava nella piazzetta proprio per seguire le ricerche del presunto omicida. Carbone è stato avvicinato davanti al portone, e ha subito ammesso: «Sono io quello che state cercando», apparendo visibilmente provato. E al giornalista che gli chiedeva chiarimenti, davanti alle telecamere, ha ammesso tutto, in quella che è stata una vera e propria confessione in diretta: «Non ce la facevo più con la mamma, non riuscivo a gestirla: tra demenza e Alzheimer a volte mi diceva cose... Mi faceva un po’ arrabbiare, ma non è che diventassi matto... È che ripeteva sempre le stesse cose. Perché hai fatto questo, perché hai fatto quello... Sto male». Poi è scoppiato in lacrime. E poi ha smesso, in una continua altalena emotiva. Giuffrida gli ha detto che andavano subito chiamati i carabinieri, cosa che il giornalista ha fatto, e Carbone si è detto d’accordo. D’altronde, se era ritornato lì, era con l’intenzione di consegnarsi. Ma prima dell’arresto, ha ribadito la confessione descrivendo come ha ucciso la madre, ritrovata strangolata sul letto.
A quanto pare, sono stati più tentativi, in un delitto d’impeto: «Prima ho provato col cuscino, poi ho tolto il cuscino e ho provato con la federa. Poi ho usato i nastrini» ha detto, intendendo i lacci delle scarpe, come si era appreso domenica sera. Sono quindi arrivati i carabinieri, ed è stato accompagnato con tatto in caserma, per essere tratto in arresto per omicidio volontario. La fuga e le condizioni Per sua stessa ammissione, Carbone, che si è presentato con uno zaino e un ombrellino, era andato lontano dopo l’omicidio, per quello sono state inutili tutte le ricerche in zona: «Sono andato a Pavullo – ha spiegato – l’ho fatto per allontanarmi, così... Non ho dormito, giravo a piedi: non mi sono nascosto». Non c’era una ragione ben precisa per andare in montagna: l’ha fatto prendendo la corriera, ma facendo anche dei tratti a piedi. Evidente da tutta la storia lo stato di prostrazione mentale del 51enne, che però da detto di non essere in cura da nessuno: «Non ero in cura da nessuna parte – ha precisato – e quello che ho fatto, l’ho fatto d’istinto». La situazione della famiglia infatti non era conosciuta e seguita dai Servizi sociali. Nonostante certi aspetti problematici evidenti al vicinato, come il fatto che il figlio non abbia mai lavorato. La ricomparsa di Lorenzo ha messo la parola fine alle ricerche che dal momento del ritrovamento del cadavere della donna si erano attivate in varie direzioni e hanno visto in campo anche i vigili del fuoco di Modena, che hanno allestito un’Unità di Comando Locale (Ucl) sul retro del bocciodromo di via Mondaini per coordinare le operazioni di competenza sul posto. Che hanno visto l’arrivo anche delle squadre cinofili e dei nuclei Sapr (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto), specialisti nell’uso dei droni. In tutto 14 persone, che fino a metà pomeriggio, quando c’è stato il clamoroso ritrovamento, hanno scandagliato il territorio. Si temeva un gesto estremo dell’uomo. Tuttavia c’è anche chi aveva “pronosticato” la ricomparsa. «L’esperienza ci insegna che in questi casi le persone ricercate non si spingono troppo lontano da casa – ha sottolineato Paolo Ghinelli, ispettore del comando dei vigili del fuoco di Modena –: tornano prima o poi nei luoghi dove hanno vissuto. Per questo sono state fatte ricerche anche in un’altra casa in cui madre e figlio avevano abitato negli anni scorsi, qui vicino. È possibile che vada anche lì, a cercare rifugio». E così è stato. l © RIPRODUZIONE RISERVATA