Due roghi in quattro giorni in un casolare di Massenzatico
L’edificio è abitato da senzatetto che qui trovano riparo la notte
Reggio Emilia L’odore di bruciato riconoscibile anche a centinaia di metri di distanza, parte del tetto del casolare danneggiata oltre al muro esterno totalmente annerito dopo l’incendio spento a fatica (oltre due ore di intervento) dai vigili del fuoco. È il risultato del rogo scoppiato lunedì mattina in via Ronzoni 6, in piena campagna a Massenzatico.
Si tratta del secondo incendio in quattro giorni, dopo che i vigili erano già intervenuti venerdì per altre fiamme che erano divampate nella struttura. Due episodi a distanza di pochi giorni che lasciano pochi dubbi sul fatto che non si sia verificata una strana coincidenza, ma che si tratti invece di eventi legati alla presenza umana tra le mura diroccate. Ieri mattina, erano da poco passate le 8.30, le squadre dei vigili del fuoco reggiani (sul posto anche l’autobotte) hanno domato un incendio che era scoppiato all’interno di un casolare abbandonato.
Dalle prime ricostruzioni, si tratta di una casa di proprietà, ma incustodita da anni, in cui nel giardino esterno sono presenti materassi, frigoriferi, bombole, lamiere e altri oggetti che rendono il verde assimilabile a una discarica a cielo aperto. In realtà, è quanto ricostruito dalle prime indagini, in quel casolare potrebbero vivere dei senzatetto abusivi che lì decidono di trascorrere la notte, incentivati anche dalla vicina fermata dell’autobus in via Mozart. Una struttura comoda in cui ripararsi anche in caso di pioggia, per quanto obsoleta, anche perché si sta avvicinando la stagione più fredda.
Lo conferma anche Mauro Pavarini, residente in una casa poco distante: «Quel casolare fa parte di un terreno di 95 biolche tra abitazioni e area coltivabile, quest’ultima ancora utilizzata – spiega–. La sera mi capita di vedere dalla finestra persone che attraversano via Ronzoni con lo zainetto e i sacchetti. Non so cosa possa essere successo, ma gli incendi non scoppiano da soli. Può essere che chi era all’interno abbia provato a scaldarsi o accendere un fuoco anche solo per una semplice minestra, e che qualcosa sia andato storto». Ipotesi che trova conferme anche nei carabinieri, intervenuti per ulteriori controlli. «Certo non è il massimo per la vivibilità del quartiere, anche se non era mai successo prima. In quell’area abitavano sino a pochi anni fa sette famiglie, poi si sono trasferite ma vestiario e utensili sono rimasti lì. Mi auguro – conclude Pavarini – che il casolare possa essere demolito una volta per tutte, anche perché ormai non è più a norma». l © RIPRODUZIONE RISERVATA