«Guadagno 1.700 euro, ma con un affitto da 700 devo tornare da mia madre»
Cecilia, 40enne, operatrice sanitaria: «Un tempo in Emilia con il mio stipendio a tempo indeterminato si poteva vivere senza patemi. Oggi non è più così»
Modena «Fino a poco tempo fa, a Modena e nelle altre città emiliane, con il mio stipendio a tempo indeterminato si poteva vivere senza patemi. Oggi non è più così e io sarò costretta a tornare a vivere da mia madre, dopo anni». Il caso di Cecilia – non è il suo vero nome, preferisce comprensibilmente non farsi riconoscere –,una quarantenne operatrice nell’ambito della sanità modenese, è emblematico per spiegare come in Emilia-Romagna, per molte categorie di lavoratori un tempo “fortunati”, lo spettro della quasi indigenza si avvicini a grandi passi. Se una volta questi lavoratori erano quasi classe media oggi, come spiega Cecilia, ora rischiano di non poter neppure permettersi un tetto sulla testa. E oltre al danno c’è la beffa: questa fascia di lavoratori a tempo indeterminato non può neppure partecipare al Bando affitti dell’Emilia-Romagna, poiché, visto anche che lo Stato ha smesso di finanziarlo, il fondo ha cifre talmente risicate che può (forse) aiutare solo persone con un Isee annuale bassissimo.
Cecilia, si presenti.
«Sono una delle tantissime persone da un lato soddisfatte per il proprio lavoro a tempo indeterminato, dall’altro molto preoccupata, perché vedo che il mio stipendio di operatrice in ambito sanitario non è più sufficiente per vivere, senza consumare soldi, a Modena».
Lei quanto guadagna?
«Ogni 27 del mese il mio stipendio è di circa 1.700 euro, che può un po’ crescere, ma solo se faccio dei turni. Sembra una cifra rassicurante, ma ormai non lo è per niente, così tra pochi mesi sarò costretta a lasciare l’appartamento in città, dove vivo in affitto, e tornare appunto a casa di mia mamma, dove, tra convivenza e vita da single, manco ormai da tanti anni».
Quanto paga di affitto?
«Sono 700 euro, più le spese. Poi ovviamente vanno aggiunte le bollette, inoltre pago le rate dell’indispensabile automobile e tutte le altre spese necessarie a vivere. Ormai vivo con estrema parsimonia, scaricando tutte le applicazioni per vedere quale centro commerciale fa gli sconti più elevati, anche se poi si perde tempo e si consuma benzina per raggiungere il negozio conveniente, magari in provincia. Aggiunga una pizza e una parrucchiera ogni tanto, così, per mantenere un minimo di socialità, ma con i costi di vita attuali anche questi piccoli gesti rischiano di essere un lusso. Non le dico se spunta la necessità del dentista o di qualche visita specialistica, oppure se c’è necessità di aiutare qualche parente. Ecco, dunque, che tante persone come me sono oggi a rischio».
Cosa fa per tagliare un po’ di spese? Ha cercato un alloggio meno costoso?
«Sì, questo appartamento costa tanto per me, infatti vedo che molti amici che un tempo non avevano questo problema, sempre più cercano di accedere ai canoni di affitto concordato: persone anche loro nel limbo, padri o madri separati, single. Da parte mia, con l’ente dove lavoro, ho usufruito della cessione del quinto, dopo avere chiesto una parte del mio tfr. Poi, c’è il problema delle agenzie immobiliari».
In che senso?
«Spesso le agenzie remano un po’ contro, dicono che c’è troppa domanda e poca offerta e ti lasciano al tuo destino: avviene in almeno 7 casi su 10, anche a sentire tanti che conosco. E poi sempre più persone che magari sono fortunate e hanno la casa di proprietà, per tirare avanti affittano una stanza di casa loro».
Situazione molto difficile, la sua e quella di tanti, cosa si può fare secondo lei?
«Conosco persone alla canna del gas: io sono molto a rischio, ma per fortuna non ancora a quel punto. Anche tanti studenti sono disperati, perché non trovano la stanza a prezzi “umani”. È davvero durissima. Una possibilità è trovare un secondo lavoro, ma non è facile gestirne due, inoltre io non posso farlo per la tipologia della mia professione e perché ho un vincolo di esclusività da rispettare».
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