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Dopo l’aggressione al Santa Maria Nuova

«Ha quasi ammazzato un infermiere: il posto di polizia non può chiudere alle 13»

«Ha quasi ammazzato un infermiere: il posto di polizia non può chiudere alle 13»

Dopo l’aggressione a un infermiere, la Cisl lancia l’allarme sulla situazione in ospedale

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Reggio Emilia «La notte scorsa al Santa Maria un Operatore socio sanitario è stato quasi ammazzato mentre prelevava da un ubriaco un campione di urine. Si è trovato le mani al collo e solo per un caso è ancora vivo. Vogliamo andare avanti così, un pestaggio dopo l’altro? Oppure cerchiamo di alzare, insieme, un argine contro l’onda di piena della violenza? Diciamo la verità: il posto di polizia nel più grande ospedale del territorio non può chiudere alle ore 13:00. Il posto di polizia deve essere aperto h24». A parlare è Gennaro Ferrara, segretario generale della Cisl Fp Emilia Centrale. Il sindacato lancia un appello affinché il presidio di polizia all'interno del più grande ospedale del territorio sia aperto 24 ore su 24.

«Una situazione insostenibile»
Ferrara descrive l'episodio come l'ultimo di una lunga serie di aggressioni che vedono protagonisti i lavoratori della sanità. "Non possiamo accettare che il posto di polizia chiuda alle 13:00, serve un presidio costante per tutelare i professionisti che si prendono cura di noi", afferma il sindacalista. Secondo Ferrara, la violenza negli ospedali si manifesta in tre forme: la prima è quella dei pazienti alterati, come nel caso dell’aggressione al Santa Maria, provocata da alcol, droghe o disturbi mentali. La seconda forma di violenza è quella dei "cafoni", persone che non rispettano le regole e si comportano come se l'ospedale dovesse sottostare ai loro comandi. "È una violenza in ascesa, spesso di gruppo, con parenti che minacciano il personale o pretendono di infrangere gli orari di visita". Il terzo tipo di violenza, infine, riguarda chi è esasperato dai lunghi tempi di attesa nei pronto soccorso e nelle visite mediche.

La soluzione: più polizia negli ospedali
Tutte queste forme di violenza, sostiene Ferrara, possono essere contrastate con una maggiore presenza delle forze dell'ordine negli ospedali. "Gli indicatori ci mostrano che la sola presenza della polizia, e non quella dei vigilanti privati che non possono intervenire, riduce le tensioni e fa sentire più sicuri sia i sanitari che i cittadini", continua il segretario.

«Il carcere non basta»
Ferrara riconosce l'importanza delle misure punitive introdotte contro chi aggredisce il personale sanitario, come il carcere, ma sottolinea che da sole non bastano. "Capisco che i bilanci sono stretti, ma non è civile chiedere a chi salva vite di rischiare la propria. Serve un intervento a monte". In alcuni reparti particolarmente critici, come il servizio psichiatrico di Correggio o la Rems di Reggio, i sanitari sono spesso a contatto con pluripregiudicati e criminali che non temono la detenzione, e non possono essere lasciati soli a gestire tali situazioni.


L’appello al sindaco
Ferrara lancia quindi un appello all’Azienda Usl e al sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, chiedendo l'avvio di un "Piano Marshall" per la sicurezza negli ospedali. "Serve un’agenda condivisa di interventi concreti", afferma, riconoscendo le capacità e l’esperienza del primo cittadino, che è anche un medico.

Proposte per migliorare la sicurezza e ridurre le attese
La Cisl Fp propone di introdurre figure di assistenti di sala nei pronto soccorsi, incaricate di aggiornare i pazienti sui tempi di attesa, rispondere alle loro domande e prevenire episodi di tensione. "È un progetto proposto dagli infermieri vittime di violenza, e lo riteniamo realizzabile ed efficace", spiega Ferrara.


Prepararsi all’ondata influenzale
Con l'arrivo della stagione influenzale, il sindacato avverte: "Non possiamo permettere che gli ospedali e i centri pediatrici vadano in crisi come avvenuto durante l’emergenza Covid. Servono hub dedicati per evitare il caos che genera rabbia e violenza".