In pensione a 70 anni: ciò che aspetta i 20enni e 30enni di oggi
L’allarme dall’audizione al Senato del presidente dell’Istat: «In futuro si amplificheranno gli squilibri tra nuove e vecchie generazioni»
Roma La probabilità di andare in pensione a 70 anni in un tempo non troppo lontano sarà realtà per molti lavoratori italiani. Durante un'audizione davanti alle Commissioni bilancio di Camera e Senato sul Piano Strutturale di Bilancio, il presidente dell'Istat, Francesco Maria Chelli, ha spiegato che «a legislazione vigente, l’età al pensionamento» subirà un progressivo innalzamento in linea con le prospettive di vita. Attualmente fissata a 67 anni, l'età pensionabile aumenterà a 67 anni e 3 mesi nel 2027, a 67 anni e 6 mesi nel 2029, e a 67 anni e 9 mesi nel 2031, fino a raggiungere i 69 anni e 6 mesi nel 2051. Questo riflette «una crescita importante» nell'aspettativa di vita e le conseguenze delle attuali dinamiche demografiche.
Chelli ha delineato uno scenario complesso, in cui le generazioni future si troveranno ad affrontare uno squilibrio sempre più marcato tra giovani e anziani. Nel 2031, le persone di 65 anni e più potrebbero costituire il 27,7% della popolazione, una quota destinata a salire fino al 34,5% nel 2050. Il presidente Istat ha osservato che «le prospettive future comportano un’amplificazione dello squilibrio tra nuove e vecchie generazioni» dovuto principalmente alla struttura per età della popolazione piuttosto che a cambiamenti demografici come l'evoluzione della fecondità, della mortalità o delle dinamiche migratorie.
Questo invecchiamento della popolazione non rappresenta solo un dato statistico, ma configura un cambiamento strutturale con ripercussioni significative sulle politiche sociali e sul sistema pensionistico, che sarà chiamato a fronteggiare le necessità di una «quota crescente (e più longeva) di anziani». Le risorse destinate alle pensioni dovranno essere distribuite su una platea sempre più vasta di beneficiari, con implicazioni importanti sulla sostenibilità del sistema.
Di fronte a questi sviluppi, emerge la necessità di una riforma strutturale del sistema previdenziale per garantirne la sostenibilità economica, senza penalizzare eccessivamente le nuove generazioni, costrette a lavorare più a lungo per sostenere le crescenti esigenze di una popolazione che invecchia.