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Il caso

La figlioletta viene ricoverata, il padre tenta di baciare la barelliera: va a processo

Ambra Prati
La figlioletta viene ricoverata, il padre tenta di baciare la barelliera: va a processo

Un uomo di 31 anni è accusato di violenza sessuale nei confronti della 21enne: in ascensore le avrebbe messo le mani addosso

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Reggio Emilia È accusato di violenza sessuale e lesioni aggravate a una barelliera di 21 anni in un ascensore all’interno dell’ospedale Santa Maria Nuova. Per questo motivo un 31enne è stato rinviato a giudizio. In un periodo in cui fanno scalpore le aggressioni ai sanitari, anche questa vicenda sarebbe accaduta in ospedale, anche se occorre dire che i barellieri – coloro che si occupano di spostare i pazienti da un reparto all’altro o da una struttura all’altra, nonché a guidare le ambulanze – non sono dipendenti dell’azienda sanitaria; si tratta di personale di ausilio reclutato dalle coop sociali o da altre società di servizi.

Il 20 gennaio scorso alle 2.30 di notte, per l’aggravarsi delle sue condizioni, una bambina è stata trasferita dall’ospedale di Guastalla al Santa Maria Nuova di Reggio. A seguire l’ambulanza che ha effettuato il trasporto d’urgenza la famiglia della piccola, comprensibilmente in ansia: papà, mamma e il fratellino minore. Arrivati in ospedale, la paziente passata dal Pronto Soccorso viene sottoposta a diversi esami, fino al ricovero in pediatria.

Mentre la mamma e il fratellino attendono al triage, il padre ha voluto seguire la figlia in reparto, dove però non può restare; i medici lo hanno invitato a tornare il giorno seguente. Rassicurato, il padre ha chiesto alla barelliera di accompagnarlo al punto di partenza, altrimenti avrebbe rischiato di perdersi nel dedalo di corridoi del nosocomio; e la barelliera ha accettato.

Ma una volta in ascensore, secondo il capo d’imputazione, l’uomo l’avrebbe «bloccata contro la parete, aderendo con il proprio corpo al suo, tentando invano di baciarla» – non riuscendoci per la pronta reazione di lei che ha girato il volto – «palpandole il fondo schiena, costringendola contro la sua volontà a subìre atti sessuali». Fin qui il racconto della giovane, che sotto choc per l’accaduto – a suo dire, aveva fatto un atto di cortesia non dovuto – si è fatta refertare con una prognosi di due giorni.

Dal canto suo il padre 31enne nega con forza, sostenendo che non avrebbe avuto alcun motivo, per di più in un frangente del genere, per lanciarsi in avances. Gli atti si sarebbero consumati all’interno di un ascensore, in assenza di testimoni: perciò è la parola dell’una contro quella dell’altra. Ieri in tribunale il pm Francesco Rivabella, sulla base degli elementi raccolti nel fascicolo, ha chiesto il rinvio a giudizio; si è opposto l’avvocato difensore del 31enne Andrea Mazzacani, sottolineando la carenza di prove e il fatto che la 21enne non si è presentata né si è costituita parte civile. Il gip Andrea Rat ha deciso che l’imputato affronterà il processo, davanti al tribunale collegiale, l’anno prossimo. l © RIPRODUZIONE RISERVATA