«Ferma al semaforo, mi hanno trascinata per le caviglie per rapinarmi dell’auto»
Il racconto della vittima dell'assalto fallito in via Fratelli Cervi. Poco prima un altro episodio: i quattro erano malviventi in fuga
Reggio Emilia «Mi hanno afferrato le caviglie e trascinata fuori dall’auto. Poi mi hanno camminato sullo sterno per mettersi al volante della mia macchina e partire: io non ho mai mollato la presa. Ho resistito e alla fine sono fuggiti». Non si è separata nemmeno per un secondo dal volante della sua Panda, che afferrava con la mano destra, Sara Montanari, durante la scena da Far West in cui è rimasta, suo malgrado coinvolta, insieme a un altro automobilista, poco prima.
Tutto è partito intorno alle 5 in via Fratelli Cervi Emilia. All’incirca all’altezza dell’incrocio con via Marx, è avvenuto un incidente che ha coinvolto due auto, una delle quali è finita nel fosso. Lo schianto avrebbe coinvolto due malviventi a bordo di un’auto rubata nel luglio scorso. I due hanno obbligato un automobilista che viaggiava su una Daihatsu a scendere e a consegnare loro l’auto. I banditi hanno poi percorso la via Emilia per colpire nei pressi del Conad.
In quel momento, Sara Montanari, 44 anni, si stava recando al lavoro. Non più in due, bensì in quattro, le si sono parati davanti a bordo della Daihatsu scura rubata poco prima al conducente. I malviventi hanno posizionato la macchina in obliquo e due sono scesi per obbligare Sara a consegnare loro l’auto, nel tentativo di mettere a segno l’operazione fotocopia, riuscita soltanto una ventina di minuti prima.
«Stavo andando al lavoro, ero da poco uscita di casa, a Pieve e, alle 5.18 ero ferma a bordo della mia Panda, all’altezza del semaforo vicino al Conad – racconta la donna, che fa l’operaia in un’attività commerciale –. Ho visto l’auto scura arrivare dietro di me, poi mi hanno tagliata la strada. Mi sono chiusa dentro, ma due di loro sono scesi e uno è riuscito ad aprire la portiera». La donna gridava aiuto con tutte le sue forze, ma la situazione è presto degenerata. «Urlavo fino a perdere il fiato e nel frattempo non lasciavo il volante, poi quell’uomo mi ha preso le caviglie, mi ha trascinato a terra – continua Sara –. Mi hanno camminato sullo sterno per salire in auto e mi hanno presa a calci. Di nuovo, cercavo di tenere la mano destra sul volante: non lasciavo l’auto. Poi lui ha messo in moto la Panda ma è andato a sbattere contro al muretto. E sono ripartiti sulla Daiatshu facendo perdere le loro tracce. Nel frattempo, iniziavano ad arrivare le macchine. Mi hanno detto che l’auto è stata ritrovata poco distante, in via Folloni, una delle vie che hanno imboccato quando sono scappati, ma loro si sarebbero dileguati a piedi attraversando il parco vicino». «Quello che mi ha fatto stare peggio è chi passava di lì non ha fatto nulla – rivela la donna –. Solo due ragazzi si sono dimostrati molto collaborativi e mi hanno fatto da testimoni. Al tempo stesso, però, questa reazione mi fa anche capire quanto la gente abbia paura». A Pieve i cittadini sono preoccupati. «Spero di non avere conseguenze dopo quanto mi è accaduto – dice la donna –. A Pieve ne succede una ogni giorni. I ladri sono persino entrati nella casa di riposo. Poi, per continuare a citare gli episodi inquietanti, è stato appiccato un incendio doloso i n palazzo dove hanno dato fuoco a un campanello». La polizia ha avviato le indagini e preso i rilievi per risalire agli autori della rapina e del furto dell’auto. l © RIPRODUZIONE RISERVATA