Ottant’anni fa l’inizio della deportazione per gli schiavi di Castelnovo Monti
Un convegno e viaggio a Kahla nel 2025 per non dimenticare
Castelnovo Monti Ottant’anni fa, una delle più dolorose ferite colpiva la montagna reggiana. Oggi ricorre l’anniversario del trasferimento forzato di decine di abitanti di Castelnovo Monti al campo di Fossoli, a Carpi. Da lì, queste persone furono deportate in Germania e destinate ai campi di lavoro nazisti, dove vennero sfruttate come forza lavoro schiavile per sostenere l’industria bellica. Molti non fecero ritorno, vittime delle terribili condizioni di vita, delle violenze e dei bombardamenti. Chi riuscì a tornare lo fece segnato nel corpo e nell’anima, impiegando anni per riprendersi da quell’esperienza devastante.
Il Comune e l’istituto storico provinciale Istoreco commemorano la data e annunciano un convegno di studi e un viaggio in Germania per la primavera del 2025. Gli abitanti furono catturati nei primi giorni di ottobre del 1944 e temporaneamente concentrati nel grande edificio situato nel centro del paese, all'epoca sede della Casa del Fascio, oggi diventato il Teatro Bismantova.
Il 10 ottobre furono condotti a Fossoli, per poi essere smistati in vari campi di lavoro. Molti furono destinati al campo di Kahla, in Turingia, dove lavorarono in un grande impianto dell’aviazione bellica nazista.
Kahla è un nome noto nella montagna reggiana grazie ai racconti dei sopravvissuti e alle ricerche storiche che, negli anni, hanno gettato luce su queste vicende. Oggi Kahla e Castelnovo Monti sono gemellati. Per riflettere su questi eventi, ancora incisi nella memoria di tante famiglie, nel 2025 sono previsti due appuntamenti. Ad aprile, Castelnovo ospiterà un convegno di respiro nazionale, a cui hanno già aderito diversi istituti storici italiani, tra cui quelli di Bergamo, Piacenza, Macerata e il Centro Studi “Schiavi di Hitler” di Como. Questi territori furono teatro di rastrellamenti e deportazioni simili a quelli vissuti a Castelnovo, con molte persone che finirono a loro volta nel campo di Kahla.
Il convegno sarà l’occasione per approfondire un tema mai del tutto chiarito: quali criteri utilizzava l’apparato logistico nazista nella gestione dei milioni di prigionieri civili e militari? C’erano motivazioni legate a esigenze industriali, logistiche o territoriali? Questi e altri interrogativi saranno al centro della riflessione, con l’obiettivo di avviare nuove ricerche che possano chiarire le logiche delle deportazioni e del lavoro forzato.
Dal 9 all’11 maggio, il Comune e Istoreco organizzeranno un viaggio a Kahla, in occasione delle celebrazioni per l’80° anniversario della fine della seconda guerra mondiale in Europa. «Quasi un secolo è passato da quel 10 ottobre. Un tempo che è servito, grazie alla sensibilità dei familiari delle vittime, al lavoro incessante degli storici, all’impegno delle varie amministrazioni e al coinvolgimento delle scuole, per costruire un percorso di comprensione, studio, conoscenza dei luoghi e riconciliazione, reso concreto dal più recente gemellaggio, che possiamo definire unico e a suo modo fondativo», ha commentato il sindaco di Castelnovo Monti, Emanuele Ferrari.
Le deportazioni a Kahla coinvolsero molti uomini dell’Appennino reggiano, catturati durante le operazioni di rastrellamento compiute dall’esercito tedesco con l’aiuto dei fascisti italiani, che all'epoca occupavano la zona. La Germania, attaccata su più fronti, aveva mobilitato gran parte della popolazione nello sforzo bellico. Le fabbriche, comprese quelle di armamenti, erano sguarnite di personale, e il regime nazista tentò di risolvere il problema sfruttando fino allo stremo le milioni di persone catturate negli anni precedenti, tra cui i soldati italiani che avevano rifiutato di combattere e gli abitanti delle nazioni invase.
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