Prende a zappate in testa il fratello: assolto
Un ottantenne è stato dichiarato incapace di partecipare coscientemente al processo
Ventasso. Colpisce alla testa il fratello con una zappa dopo un litigio.
I fatti sono avvenuti nell’estate del 2019 e coinvolgono le famiglie di due fratelli che si trovavano in vacanza sull’Appennino in un gruppo villette a schiera, l’una di fianco all’altra. Da tempo le famiglie erano in lite. Un giorno uno dei due fratelli accusa l’altro di essere un ladro. Questo si volta e spinge la moglie del fratello, la quale cade e finisce all’ospedale. Il marito della donna, alla vista di questa scena, prende una zappa e colpisce due volte da dietro il fratello alla testa in un bagno di sangue. Fratello che viene ricoverato e si è salvato per miracolo. Arrivano i carabinieri e scatta la denuncia per lesioni aggravate. Il procedimento finisce davanti al giudice Matteo Gambarati - pm Isabella Chiesi. Le lesioni sono aggravate, sia perché l’uomo, ora ottantenne, ha colpito il fratello, sia per l’uso di strumenti atti a offendere.
Dopo parecchie udienze e l’ascolto di più testimoni, una sera l’imputato finisce all’ospedale per un’infezione che coinvolge sia il cuore che il cervello. Viene sottoposto a visita neurologica e l’Ausl certifica che l’uomo assistito dall’avvocato Ernesto D’Andrea, ha perso l’equilibrio mentale, non ricordando più le cose in modo preciso: viene dichiarata una condizione neurologica degenerata. All’udienza fissata per ascoltare i testimoni della difesa l’avvocato D’Andrea chiede al giudice, sulla base di questa documentazione, di valutare la nomina di un perito per accertare se la persona potesse ancora partecipare con coscienza al processo. Il giudice accoglie la richiesta e nomina un perito del tribunale, Moreno Lusetti per l’accertamento diagnostico.
La difesa sceglie il dottor Giorgio Chiessi e anche la parte civile fa la sua nomina. Dall’accertamento, l’imputato viene reputato non più in grado di ricordare perfettamente le cose. La difesa chiede pertanto il proscioglimento per incapacità di partecipare coscientemente al processo. La parte civile si è opposta perché nel frattempo l’imputato e la moglie hanno venduto un appartamento cointestato e il legale sostiene che se si è recato dal notaio vuol dire che è in grado di ragionare. Il perito valuta la situazione e dichiara che se il notaio non ha fatto una verifica anteriore sulle capacità cognitiva non inficia che dal punto di vista sanitario non sia consapevole di poter partecipare coscientemente al processo. L’imputato è stato assolto per incapacità di partecipare coscientemente al processo.