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Il più anziano di Reggio Emilia

Nonno Aldo per i suoi 106 anni ha un desiderio: «Andare allo stadio a vedere la Reggiana»

Nicolò Valli
Nonno Aldo per i suoi 106 anni ha un desiderio: «Andare allo stadio a vedere la Reggiana»

Ex fornaio, ancora cucina da solo e fa ginnastica ogni giorno. Nel suo passato la deportazione in un campo di lavoro in Germania

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Reggio Emilia Un altro grande traguardo per nonno Aldo. Nei giorni scorsi Aldo Spaggiari, che a dicembre compirà 106 anni, ha partecipato alla cena di laurea del nipote Matteo, ora “dottore” in Medicina dopo la conclusione del percorso di studi in Unimore. L’anziano, attualmente l’uomo più longevo a Reggio Emilia, si è seduto insieme ai familiari gustandosi senza grandi limitazioni la cena di festeggiamenti svolta al ristorante Porca Polenta. «Ha consegnato come regalo all’amato nipote una busta con i soldi – racconta il figlio Flaviano – mangiando di tutto senza grandi limitazioni. È una grande soddisfazione per lui e anche per tutti noi è bello averlo ancora al nostro fianco. Va detto che tutte le settimane ci troviamo tra pranzi e appuntamenti di famiglia alimentando il rapporto umano».

Il desiderio del tifoso

«Per me è un grande orgoglio e sono contento di essermi goduto dal vivo questo importante risultato di mio nipote», ha detto lo stesso anziano. Lo sfizio che Aldo si vorrebbe togliere per le 106 candeline che si accingerà a spegnere il prossimo 26 dicembre è però un altro: andare allo stadio a tifare la Reggiana. Un’impresa ardua, considerato l’età e la stagione, ma anche Spaggiari vuole mettere il suo mattoncino nella conquista di un’altra salvezza in serie B. Ci sarà freddo probabilmente, ma nonno Aldo non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro perché «la vita è adesso» e chi meglio di lui può confermarlo.

I ricordi della guerra

«Andavo allo stadio sin dall’età di 14 anni – rimarca – ho visto gli anni più belli compresi ovviamente quelli della serie A. Mi piacerebbe tornare al Città del Tricolore con la sciarpa granata per gridare Forza Regia». La sua ricetta l’aveva già illustrata quando era stato tra gli ultracentenari a vaccinarsi contro il Covid; lui che la guerra l’ha vissuta davvero, anzi ne ha praticamente sfiorata un’altra considerato l’anno di nascita: 1918. Se la Prima guerra mondiale l’ha risparmiato, non si può dire lo stesso della Seconda, con l’esperienza della deportazione in un campo di lavoro in Germania: «Ho fatto il militare, sono andato prima in Grecia poi ci hanno fatto prigionieri i tedeschi – sottolinea –. Ricordo che dovevamo tagliare gli alberi in una pineta in montagna per ricavare la legna. Facevamo sei chilometri a piedi all’andata e sei al ritorno. Tornato a Reggio mi sono lanciato in diversi lavori, dal contadino al fornaio. Non dimentico però l’esperienza importantissima della scuola».

Una vita autonoma

Nonostante l’età, Nonno Aldo ha ancora una memoria e una lucidità invidiabili: oggi, dopo due matrimoni, tre figli (Orianna, Serse e Flaviano) e quattro nipoti (Sara, Matteo, Sabrina e Marco) vive da solo ma è pienamente autonomo: si cucina senza chiedere aiuto, risponde al telefono cellulare e chiama in caso di necessità: «La mia routine non è cambiata: mi alzo presto tutte le mattine e faccio ginnastica. Mi muovo in casa facendo lavorare braccia e gambe. Mangio regolare poi al pomeriggio mi piazzo davanti al televisore guardando partite di calcio e le tappe di ciclismo, ma se c’è da uscire non mi sottraggo. Il bello è che la sera non mi addormento prima di mezzanotte. Molti mi parlano di cifre tonde come provare a raggiungere i 110 anni – conclude sorridendo – ma dopo chiederò il rinnovo del contratto».  

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