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La Caritas di Reggio Emilia: «Nel 2023 incontrate 553 persone, numeri mai così alti»

Alice Benatti
La Caritas di Reggio Emilia: «Nel 2023 incontrate 553 persone, numeri mai così alti»

L’organismo pastorale nel 2023 segnala il livello più alto registrato dal 2015 «Oltre il 60% di loro si trova in condizioni di grave esclusione abitativa»

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Reggio Emilia La povertà è tornata al centro del dibattito pubblico dopo che ieri l’Istat, in occasione della Giornata mondiale che mira all’eliminazione di questo fenomeno, ha diffuso i dati relativi al 2023. Riassumendo all’osso: quella assoluta ha riguardato 5,7 milioni di persone mantenendosi sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, anche se i minori non sono mai stati così tanti (quasi 1,3 milioni), mentre è leggermente cresciuta la povertà relativa individuale, che dal 14 è passata al 14,5%. E mentre a livello nazionale c’è chi ha chiesto con urgenza al governo uno strumento universale di contrasto alla povertà (ricordiamo che l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha smantellato il reddito di cittadinanza, che dal 1° agosto è stato sospeso a 160 mila famiglie) e di sostenere servizi di welfare, nella nostra provincia la Caritas diocesana di Reggio Emilia-Guastalla ha diffuso un dato preoccupante: lo scorso anno ha incontrato il numero di persone senza fissa dimora più alto dell’ultimo decennio. «Nel 2023 – riporta, infatti, l’organismo pastorale della Cei – il centro di ascolto Caritas di via Adua ha registrato un allarmante incremento del numero di persone senza dimora, con 553 incontri effettuati».

«Superato il record del 2015»

Questo dato, come viene evidenziato, segna il livello più alto dal 2015 e supera anche il picco di 534 persone registrato nel 2020, anno in cui la Caritas aveva già attivato interventi specifici in preparazione a Reggiane-Off». Per chi non lo ricordasse, quest’ultimo è il progetto a lungo termine iniziato ufficialmente all’inizio del 2021 con lo scopo di aiutare i senzatetto delle ex Officine meccaniche Reggiane e liberare l’area dal degrado. Un compito difficile che ha visto la collaborazione di numerose realtà reggiane, dal Comune all’Ausl, passando per diocesi, Stu e Regione, e il coordinamento dell’ingegnere Massimo Repetti. Dunque, lo scorso anno, la Caritas reggiana nel suo centro di ascolto in città ha incontrato più persone persino di quel periodo. E, tra queste, oltre 6 su 10 si trovava in condizioni di grave esclusione abitativa.

Gli italiani più poveri da anziani

«Più del 60% delle persone incontrate in condizioni di grave esclusione abitativa è un dato che desta preoccupazione – evidenzia la Caritas reggiana –. In particolare, il fenomeno colpisce in modo più marcato gli uomini (63,43%) e le dinamiche variano tra italiani e stranieri. Questi ultimi tendono a trovarsi in difficoltà durante la fase centrale della vita, mentre per gli italiani le problematiche emergono più spesso con l’avanzare dell’età e la diminuzione delle reti di sostegno famigliari ed amicali». «Inoltre – viene precisato – la condizione di senza dimora va oltre la semplice mancanza di un’abitazione: le persone che vivono situazioni di instabilità non solo affrontano la povertà economica, ma sperimentano anche una povertà di legami relazionali. Questa mancanza di supporto sociale può portare a una forte deriva verso la marginalità, un percorso che, se prolungato nel tempo, può diventare uno stile di vita consolidato. In questo contesto, la possibilità di essere espulsi dai circuiti di assistenza sociale rende fondamentale il ruolo di organizzazioni come la Caritas, che fungono da punto di riferimento e supporto per mantenere un legame con la comunità».

Insieme per l’emergenza casa

Per l’organismo pastorale quello dell’emergenza abitativa è un problema che richiede una risposta collettiva urgente e coordinata. «È essenziale che la comunità e le istituzioni locali si uniscano per sviluppare strategie e politiche che affrontino in modo diretto queste sfide – invoca–. Investire in progetti di inclusione sociale e di sostegno abitativo è cruciale per garantire un futuro dignitoso a tutti, evitando che la situazione delle persone senza dimora diventi una realtà sempre più invisibile e trascurata. Non è più possibile affrontare il problema abitativo dei senza dimora soltanto con l’allestimento di dormitori».

Caritas, che con le sue tre locande – “Don Luigi Guglielmi, “San Francesco” e “Bruna e Dante” – offre luoghi in cui dormire e condividere momenti di socialità, è attualmente impegnata a progettare iniziative e percorsi nell’ottica dell’housing first, ovvero quell’approccio che mette come punto di partenza il diritto alla casa per intervenire nel contrasto alla grave emarginazione adulta, partendo dalla voglia di riscatto della persona e fornendole strumenti (prima di tutto abitativi) per riguadagnare l’autonomia di vita e di sussistenza.

Va in questa direzione anche “’Na cà in cò”, progetto per aiutare chi sta cercando di ricostruire una vita dignitosa fornendo una soluzione abitativa, un investimento sociale protetto dalle garanzie economiche e di gestione del rapporto con l’affittuario messe in campo da Caritas.

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