Matteo Salvini querela Andrea Costa per le frasi su Twitter
I fatti si riferiscono al 2018, quando il consigliere regionale era primo cittadino e promosse una campagna anti-cattiveria
Reggio Emilia Avrebbe dovuto iniziare lunedì, ma è stato rinviato alle prossime settimane il processo per diffamazione che coinvolge l’ex primo cittadino di Luzzara e consigliere regionale uscente ricandidato Andrea Costa, denunciato dal ministro Matteo Salvini per alcuni tweet che contenevano espressioni offensive. Il caso - che ricalca passo passo la più querela di Roberto Vannacci contro Pierluigi Bersani - risale alla fine del dicembre 2018 e all’epoca dei fatti si scatenò una bufera politica.
Era il periodo in cui Costa, allora sindaco di Luzzara, promosse un’ordinanza anti-cattiveria che raccolse consensi facendo il giro d’Italia e non solo: l’iniziativa venne applaudita da diverse persone anche all’estero. Con il provvedimento l’allora sindaco aveva invitato i suoi concittadini a segnalare all’indirizzo mail del Comune episodi di incitamenti all’odio, anche in rete, promettendo punizioni rieducative: dalla lettura di libri come “Se questo è un uomo” di Primo Levi alla visione di film come “La Vita è Bella”, passando per il consiglio di ammirare capolavori dell’arte come la Pietà Rondanini al Castello Sforzesco di Milano, assistere alla rappresentazione teatrale di opere come Edipo Re o visitare luoghi simbolo come il campo di Fossoli e il museo Cervi. Per i casi, più gravi, almeno 10 ore di volontariato. In questo contesto i tweet suscitarono ancora più scalpore.
E il deputato Gianluca Vinci, allora leghista e segretario emiliano del Carroccio, di cui era capogruppo in Sala Tricolore, passò immediatamente al contrattacco: «Ma nel Pd reggiano che problemi hanno?», scrisse Vinci, mettendo in contraddizione quanto scritto sui social dall’ex primo cittadino in passato con l’ordinanza anti-cattiveria promossa «per punire chi usa frasi rancorose sui social». Anche il ministro Salvini ribattè sempre tramite i social a Costa e quest’ultimo, pur facendo il mea culpa e affermando di essersi auto-punito, non arretrò di fronte allo scivolone, commentando a sua volta il post di Salvini. «Tra il dire pagliaccio e augurare la morte c’è molta differenza. Se dico che ho sbagliato lei mi aiuta a ripulire l’ambiente da tanti commenti di suoi follower che son sicuro un ministro disapprova?». Costa, nell’ammettere l’errore, indicò come avesse già iniziato a riparare, applicando a se stesso le norme da lui previste sulle sanzioni che suggeriscono libri, film o opere d’arte per redimersi: «Mi sto già comunque imponendo alcune letture che male non fanno», disse all’epoca dei fatti. Ieri mattina, in tribunale a Reggio Emilia, avrebbe dovuto prendere il via il processo per diffamazione contro il ministro, ma è stato rinviato. Andrea Costa è assistito dall’avvocato difensore Marco Scarpati. S.A. © RIPRODUZIONE RISERVATA