Operai costretti a lavorare 12 ore al giorno e a vivere insieme in locali angusti, un arresto e 7 denunciati
Blitz di carabinieri e ispettorato del lavoro in laboratori tessili tra Reggio Emilia, la Bassa e il Modenese: sanzioni oltre i 100mila euro
Reggio Emilia Un'importante operazione di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo nel settore tessile è stata condotta tra il 7 e il 10 ottobre 2024 nelle province di Reggio Emilia e Modena, sotto il coordinamento della Procura di Reggio Emilia, diretta dal procuratore Calogero Gaetano Paci. L'operazione, che ha coinvolto diverse forze dell'ordine e istituzioni, ha portato a risultati significativi nel settore del confezionamento abbigliamento.
Durante i controlli, che hanno interessato sette aziende, una persona è stata arrestata con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, fenomeno tristemente noto come "caporalato". Altre sette persone sono state denunciate per violazioni delle normative sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, di cui quattro coinvolte in attività illecite di sfruttamento lavorativo. Inoltre, sono state sospese sette attività imprenditoriali e identificati 101 lavoratori, di cui 21 sono risultati impiegati "in nero" e sette privi di regolare permesso di soggiorno. Le sanzioni amministrative comminate superano i 100.000 euro, mentre le ammende relative a violazioni delle normative ammontano a circa 300.000 euro.
Le forze coinvolte nell’operazione
L'operazione è stata condotta grazie alla sinergia tra il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Reggio Emilia e Modena, il Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Emilia, il personale dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro (ITL) e la collaborazione con il progetto "Common Ground" del Comune di Reggio Emilia e l'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).
A Reggio Emilia
In un laboratorio tessile di Reggio Emilia sono stati individuati 14 lavoratori di diverse etnie dei quali 6 sono risultati in nero e 3 di questi privi di titolo di soggiorno. Le indagini hanno consentito di appurare che tutti i lavoratori presenti sono vittime di sfruttamento lavorativo da parte del datore di lavoro. Sono stati impiegati, nell’arco di un periodo di tempo notevole, per una media di circa 12 o più ore giornaliere, indistintamente tra la notte il giorno ed i festivi e percependo una retribuzione palesemente difforme in relazione alle norne inderogabili di legge e contratti collettivi nazionali di lavoro. Gli stessi lavoravano privi della prevista informazione e formazione sulle norme di salute e sicurezza e della prevista sorveglianza sanitaria, lavoravano in un laboratorio con evidenti violazioni di salute e sicurezza, come poca illuminazione, inefficienza del sistema di aerazione, inadeguatezza dei sistemi di prevenzione incendi e la presenza di umidità e muffa sulle pareti. Inoltre, ospitati in appartamenti attigui al laboratorio, vivono in spazi non idonei, con scarse condizioni igieniche e spesso in stanze ricavate con muri in cartongesso da stanze più grandi. I lavoratori usufruivano di un locale mensa posto in un locale attiguo al laboratorio totalmente inadeguato e con scarsa igiene. In un caso, il sistema di video-sorveglianza (opportunamente sottoposto a sequestro), non autorizzato consentiva al datore di lavoro di monitorare i turni di lavoro degli operai i quali sono risultati vivere tutti insieme in un dormitorio adiacente la ditta, trovato in cattivo stato di manutenzione ed ordine. L’attività è stata sospesa con provvedimento ad efficacia immediata. Sono state contestaste violazioni amministrative per oltre 40mila euro e comminate ammende per oltre 80 mila euro. Nello stesso laboratorio, dopo pochi giorni dalla contestazione del reato e dopo lo svolgimento di ulteriori indagini, personale del NIL di Reggio Emilia traeva in arresto in flagranza di reato, il titolare del laboratorio tessile per il reato di cui all’art.603 bis. del C.P. ovvero “Intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro”. E’ stato portato in carcere.
Nella Bassa reggiana
Blitz in quattro imprese tessili operanti nel settore manifatturiero, confezioni di abbigliamento. Anche nei laboratori della Bassa reggiana sono state rilevate molteplici irregolarità sia per quanto riguarda l’impiego dei lavoratori sia con riguardo agli ambienti e le attrezzature di lavoro non conformi. In particolare sono state necessariamente, per via della gravità delle violazioni commesse, sospese tutte le attività tessili sottoposte a controllo poiché tutte condotte in maniera spregiudicata e talvolta con l’alto rischio di infortuni. Sono emerse irregolarità sia degli ambienti di lavoro, poiché privi delle più elementari dotazioni di emergenza sia delle attrezzature da taglio e stiro non conformi, poiché in alcuni casi private dei dispositivi di protezione e quindi altamente pericolose per la sicurezza degli utilizzatori. Durante i sopralluoghi sono stati individuati 12 lavoratori in nero tra i 42 controllati di cui 4 di essi risultati completamente privi di documenti di identità e per cui irregolari sul territorio. L’attività consentiva di elevare sanzioni amministrative pari a quasi 60 mila euro e a comminare ammende per circa 180 mila euro.
Nella Bassa modenese
Contestualmente veniva sottoposta a verifiche ispettive un laboratorio tessile nella bassa modenese, ritenuto “capofila” rispetto i principali committenti e i laboratori di confezione tessili cinesi operanti nel territorio reggiano e sottoposti a verifiche. Identificati 41 lavoratori di cui 2 impiegati in maniera irregolare. Le verifiche in materia prevenzionistica hanno consentito di rilevare e contestare al datore di lavoro violazioni circa gli ambienti di lavoro non conformi e l’impiego degli operai senza le previste procedure in materia di formazione e sorveglianza sanitaria. Cmplessivamente venivano elevate sanzioni amministrative per quasi 10 mila euro ed ammende per oltre 40 mila euro.