Seta, i sindacati alzano il tiro: «Intervengano i Comuni soci»
Reggio Emilia: Cgil, Cisl, Uil e Ugl stroncano uniti il piano industriale
Reggio Emilia I disservizi per l’utenza, il nuovo piano industriale senza aumenti salariali per gli autisti, l’ipotesi di ingresso nella holding regionale Tper e le scelte dei Comuni soci sono i principali nodi da sciogliere in Seta. A cui si aggiunge, a complicare la questione, la diatriba in atto tra i sindacati con un botta e risposta tra Cgil e Cisl, Uil e Ugl (leggi articolo in basso, ndr). Infine, da registrare che il sindaco di Reggio Marco Massari ha preferito non commentare le ultime vicende e lo scontro in atto tra Seta e i sindacati, che pure chiamano più volte in causa i soci. Un tema che si riproporrà anche nell’incontro previsto per la prossima settimana presso la Provincia.
Ieri, con due comunicati stampa distinti, Cgil e Filt Cgil da un lato e Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl Autoferro dall’altro hanno attaccato pesantemente l’azienda trasporti e chiamato in causa i Comuni soci. Per Cgil e Filt Cgil «servono risposte concrete e uno scatto di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti», giudicando il Piano di rilancio di Seta come un documento che «appare grave e al limite del grottesco».
Per Cisl, Uil e Ugl invece «nella bozza di piano industriale che ha presentato ai Comuni di Reggio e Modena c’è scritto che Seta non investirà un euro per fermare la fuga di personale. È uno schiaffo, è una enorme bandiera bianca che significa il tentativo di svendere questa società». Secondo la Cgil, che si affianca al sindacato di categoria Filt, «siamo di fronte ad un’azienda che decide di non dare alcuna risposta alle rivendicazioni dei dipendenti e alla cronica carenza di personale e al “fuggifuggi” di chi è già assunto». Poi un altro affondo alla dirigenza di Seta da parte del sindacato di via Roma, per il quale «ci troviamo davanti ad una dirigenza totalmente distaccata dalla realtà e indifferente verso il livello qualitativo dei servizi offerti all’utenza, incapace di capire il ruolo fondamentale dei dipendenti negli andamenti aziendali».
Per Cgil e Filt ormai «Seta appare una società ostinata nel continuare a percorrere strade già battute, seppur rivelatesi totalmente inadeguate». Così come, prosegue la Cgil, è «incomprensibile anche la mancata risposta, a mesi di distanza, sulla possibilità di ricevere circa 150mila euro dagli enti locali reggiani da investire a favore dei dipendenti». Infine, un appello ai sindaci: «Riteniamo – concludono – che Reggio non possa e non debba rinunciare ad un proprio ruolo in questa partita, serve uno scatto di responsabilità da parte di tutti i soggetti coinvolti, a partire dagli amministratori locali, per determinare la direzione delle scelte strategiche per il trasporto pubblico locale».
Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl Autoferro – dal canto loro – sostengono che il piano di rilancio di Seta è stato respinto al mittente dai Comuni soci «per totale incapacità di fornire risposte immediate per il miglioramento del servizio e delle condizioni dei lavoratori». Il piano presentato, aggiungono «è il manifesto del potrei ma non voglio». Poi i tre sindacati snocciolano una serie di dati per sostenere che i fondi per gli aumenti agli autisti e bloccare la loro fuga ci sono: «Ci dicono che l’85% del parco mezzi è nuovo e green. Dove sono finiti i soldi risparmiati in carburanti verdi? Dove sono gli 11 milioni che Seta spendeva in manutenzioni nel 2018 per mezzi più obsoleti? Tra Modena e Reggio ci sono cento autisti in meno. Questo significa che Seta ha in cassa 4 milioni di euro che non usa per migliorare le condizioni di lavoro». Poi aggiungono: «Basterebbe usare il 10% del piano triennale da 30 milioni di autofinanziamento per l’acquisto degli autobus per porre fine allo sfruttamento di chi è stato assunto dopo il 2012. Basta dire che non ci sono soldi per gli autisti, quando vediamo figure in arrivo da Autoguidovie che hanno casa e macchina pagate dall’azienda. O quando Seta paga 79mila ore di straordinario in un anno».
Da ultimo, Fit Cisl, Uil Trasporti e Ugl Autoferro nella loro analisi sottolineano che «la grandissima questione sullo sfondo resta il futuro di Seta. Sulla stampa trapela che i sindaci soci non vogliono più entrare a scatola chiusa nella super holding con il colosso regionale Tper, società che ha il 49% di Seta e di cui l’amministratore delegato di Seta, Riccardo Roat, è manager».
Per rimettere in piedi Seta, concludono, «è imperativo rivedere in modo netto le condizioni economiche e di lavoro di tutto il personale, superando il sistema contrattuale che crea autisti di serie A e nuovi schiavi. Senza questo passaggio continueremo a perdere personale e ci resterà in mano un’azienda pubblica ancora più decotta».
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