«Ragazzo trans discriminato da un’addetta delle Poste»
La denuncia di Arcigay: nemmeno con l’atto giudiziario di modifica del nome gli volevano consegnare un pacco. La replica: «Rispettata la procedura»
Reggio Emilia Recatosi all’ufficio postale di via Fratelli Cervi per ritirare un pacco, un ragazzo trans non è riuscito a farselo consegnare immediatamente con la motivazione che i suoi documenti d’identità riportavano ancora il nome di nascita (chiamato “deadname” perché allude a qualcosa che non esiste più, che è “morto”, appunto, nel momento in cui la persona lo ha cambiato con uno che rappresenta la sua identità di genere) invece del suo “nuovo” nome, ovvero quello che ha scelto. A fronte della richiesta dell’addetta, il ragazzo è tornato successivamente con l’atto giudiziario presentato in tribunale per la richiesta di modifica del nome. Ancora una volta, però, si è visto rifiutare la consegna del pacco, sentendosi dire che tale documentazione non fosse valida e che non potesse essere accettata per il ritiro. Solo dopo aver espresso l’intenzione di coinvolgere le forze dell’ordine, la donna glielo ha consegnato.
A riportare l’episodio, che si è verificato venerdì mattina, è Arcigay Gioconda Reggio Emilia. «Questa vicenda ha rappresentato una grave violazione della privacy – denuncia l’associazione – poiché la persona trans è stata costretta a fornire dettagli riservati e documenti personali all’addetta senza un vero motivo, oltre che una spiacevole umiliazione pubblica di fronte agli altri clienti in attesa. Come Arcigay riteniamo che siano necessarie risposte chiare e azioni concrete da parte della direzione di Poste Italiane, accompagnate da un impegno verso l’adozione di politiche inclusive, che garantiscano il diritto di accesso ai servizi pubblici a tutti i cittadini». Non solo, il presidente di Arcygay Gioconda Reggio Emilia chiede una formazione adeguata per il personale degli uffici postali finalizzata a promuovere il rispetto e la comprensione delle diversità di genere. «È fondamentale – evidenzia – che tutti gli operatori dei servizi pubblici siano preparati a trattare le persone in maniera dignitosa e rispettosa, indipendentemente dalla loro identità di genere o dallo stato di rettifica dei loro documenti».
Contattata dalla Gazzetta in merito a quanto riportato dall’associazione, Poste Italiane risponde «che l’operazione di consegna del pacco allo sportello dell’ufficio postale di Reggio Emilia 5 è andata a buon fine e che il personale della sede ha operato nel rispetto della procedura che non ha alcuna finalità discriminatoria». E respinge le accuse, aprendosi al dialogo con il ragazzo: «L’azienda ribadisce il proprio impegno nel sostegno dei valori dell'inclusione sociale a tutti i livelli e resta a disposizione del cliente per ulteriori chiarimenti». l © RIPRODUZIONE RISERVATA