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L’intervista

Giuseppe Conte: «Beppe Grillo? Non faccio polemiche con chi è chiuso in una stanza»

Luca Gardinale

	Giuseppe Conte con il direttore Davide Berti (a sinistra) e il giornalista Luca Gardinale (a destra)
Giuseppe Conte con il direttore Davide Berti (a sinistra) e il giornalista Luca Gardinale (a destra)

Il presidente del M5S Giuseppe Conte in Emilia, visita alla redazione della Gazzetta di Modena: «Cambio del nome? Voglio ascoltare gli iscritti. Con De Pascale perchè siamo convinti della nostra scelta»

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Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, domenica è stato in Emilia per lanciare i candidati alle elezioni regionali. La visita alla redazione della Gazzetta di Modena, è stata l’occasione per una intervista alla presenza del direttore di Gazzetta di Modena, Gazzetta di Reggio e Nuova Ferrara Davide Berti. Alle parole di Beppe Grillo, diffuse in un video, preferisce non rispondere, ma qualche bordata arriva. Al governo invece riserva parole durissime, dall’esecutivo «che pensa solo a fare favori a parenti, amici e amanti» alla bocciatura senza riserve su sanità e scuola. Del resto, non si risparmia neppure su Stellantis, accusata di non prospettare alcun futuro per Maserati e per l’automotive italiano. 

Presidente Conte, partiamo dall’ultima polemica: dopo la sua decisione di revocargli la consulenza, Beppe Grillo ha rivendicato «il diritto all’estinzione del Movimento», definendola «Mago di Oz». Vuole replicare?
«Ho già detto più volte come la penso: una forza politica non appartiene a nessuno, ma agli iscritti, una comunità di persone che si impegnano ogni giorno. In questi giorni sto incontrando tantissime persone che contribuiscono a portare avanti queste battaglie, e lo fanno in maniera volontaria. Questa comunità è vivissima, e sta realizzando un esperimento mai concepito prima, quello di invitare tutta la base a fare proposte di rinnovamento, proposte che hanno dato luogo a un confronto deliberativo, con 300 iscritti riuniti per discutere le varie soluzioni, a cui addirittura si sono aggiunti 30 minorenni. Insomma, credo che il movimento sia più vivo che mai, poi le polemiche lasciamole stare: non posso lasciarmi distrarre da questioni personali, anche perché ho la responsabilità di rispondere, coinvolgere e far sentire partecipi gli attivisti, a partire da quelli che ho incontrato a Modena. Di conseguenza, non posso assecondare le polemiche di chi è chiuso in una stanza...».

Restiamo sul vostro percorso costituente: davvero prenderete in considerazione l’idea di cambiare nome, simbolo e stop al doppio mandato?
«Sono le regole del gioco: se partiamo dal presupposto che la comunità di iscritti possa decidere gli obiettivi strategici, se ascoltiamo i loro bisogni e il loro orizzonte, non possiamo dire loro che possono discutere di una cosa e non dell’altra. Però voglio essere chiaro: in questo contesto non ho assolutamente detto che oggi è necessario cambiare nome, simbolo e regola del doppio mandato, ma che voglio ascoltare gli iscritti, poi faremo una sintesi del confronto».

Tra meno di un mese si vota in Emilia Romagna, uno dei primi feudi del Movimento, anche se oggi le cose sono cambiate: manca qualche figura di riferimento, come il reggiano Matteo Incerti, scomparso due anni fa?
«Matteo Incerti è una figura di riferimento del Movimento. Io ci sono entrato in anni relativamente recenti, ma ho conosciuto Matteo, e ho percepito all’interno del Movimento quale riferimento fosse lui, genuino interprete di tute le sensibilità degli iscritti, una persona splendida. Non direi però che oggi non ci sono figure di peso nel Movimento in Emilia: abbiamo senatori, coordinatori, assessori, semplici attivisti che si stanno impegnando e distinguendo».

E poi c’è... il campo largo: oggi ci crede ancora?
«Come ho detto qualche giorno fa, il campo largo non esiste più, e già era nato come formula giornalistica, in realtà non era mai esistito. Oggi credo che l’alternativa a questo governo Meloni possa essere costruita con un progetto serio e credibile: per prima cosa dobbiamo convincere i cittadini che bisogna andare a votare, anche perché il partito dell’astensione è il primo bacino a cui rivolgerci per un’alternativa a Meloni. Poi serve un progetto politico serio, che non può non essere costruito sull’etica pubblica: abbiamo un governo che sta sfasciando la res publica perché deve fare favori a parenti, amici, amichetti e amanti vari, più che pensare a governare il Paese, grande responsabilità che i cittadini hanno conferito loro. Penso a una società come Ales, azienda con 3mila dipendenti, che viene affidata all’amico che, con tutto il rispetto, gestiva una società di autonoleggio con 3-4 dipendenti: questo vuol dire che sei fuori dal mondo, che stai preferendo l’interesse personale a quella dei cittadini. In questa situazione il consenso regge, ma io vedo i cittadini molto preoccupati. Del resto, abbiamo una sanità allo sbando, ma non vedo alcuna volontà del governo di svoltare. E quando vai a fare tagli all’organico della scuola, dai docenti al personale Ata, sono i nostri ragazzi a pagare queste scelte».

Tra i temi che state affrontando a Roma c’è anche quello della Rai: gli stati generali aiuteranno a risolvere lo stallo sulle nomine?
«Quello di realizzare gli stati generali sul servizio pubblico radiotelevisivo è sempre stato un pallino del Movimento, tanto che lo abbiamo annunciato all’inizio della legislatura. Qui occorre una riflessione vera e dobbiamo tutti interrogarci, con le associazioni e gli esponenti della società civile, ed è questo che sta facendo Barbara Floridia, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, per avere un orizzonte ampio di discussione con tutte le componenti della società. Adesso c’è anche il Freedom Media Act, il regolamento europeo che entrerà in vigore l’estate dell’anno prossimo, e impone nuove regole chiare e trasparenti per la selezione dei vertici Rai. Nel frattempo, il mondo sta cambiando, e i nostri giovani non vanno più a vedere i canali Rai, ma le piattaforme digitali. E allora ci chiediamo: come risponde il servizio pubblico a questo cambiamento? Anche a questo serviranno gli stati generali Rai».

Torniamo in Emilia Romagna: cosa pensa di Michele de Pascale?
«Michele de Pascale lo conosco da tempo, come sindaco di Ravenna, e con grande lealtà ha voluto subito instaurare un rapporto con noi. Non è stata una scelta facile, dal momento che siamo all’opposizione in Emilia Romagna, ma siamo molto convinti della nostra scelta e del candidato presidente: certo, qualche iscritto ha dei dubbi su questo percorso, è normale».

Restando alle questioni territoriali, a Modena c’è grande preoccupazione per il futuro di Maserati.
«Giorni fa c’è stata l’audizione di Tavares, amministratore delegato di Stellantis, azienda che ha una grande eredità, perché la fusione Fca-Psa si basa su una grande realtà industriale, quella dell’automotive in Italia. E cosa ne ha fatto Stellantis? Ascoltando Tavares ho compreso che non c’è alcuna prospettiva reale e di strategia per il nostro Paese, nessun futuro per l’automotive. Sono rimasto fortemente preoccupato: l’unica cosa che ci è venuto a dire è che ci sono costi elevati e che la concorrenza cinese ha il 40% di vantaggio competitivo sui costi, che andrebbe colmato, lasciando intendere che la mano pubblica potrebbe intervenire. Ora è bene che il presidente Elkann venga a spiegare quali garanzie ha avuto, anche perché oggi abbiamo la filiera dell’indotto dell’automotive che ormai si sta dissolvendo, dal momento che non ha più commesse garantite. E se pensiamo che Stellantis sta progettando la costruzione delle prossime auto in Marocco, Polonia e altri Paesi, voi capite che per l’Italia non c’è futuro in questo campo. Tutto questo mi preoccupa molto, e dopo l’audizione sono ancora più preoccupato». l © RIPRODUZIONE RISERVATA