Cocaina, è Reggio Emilia la seconda piazza in regione
Lo dice la relazione annuale della Direzione antidroga del Viminale. Nel 2023 sequestrati 80 chili di polvere bianca nel nostro territorio
Reggio Emilia La seconda “piazza” per il consumo di cocaina in Emilia Romagna è Reggio Emilia. A certificarlo sono i dati della Relazione annuale 2024 della Direzione centrale servizi antidroga del ministero degli Interni. Chi spaccia sono in egual misura piccoli spacciatori, più o meno equamente divisi tra italiani e stranieri (un dato, quest’ultimo che si riscontra anche nelle altre province dell’Emilia Romagna). E l’altro allarme è legato all’età degli spacciatori, se è vero che poco meno del 10% degli spacciatori denunciati non aveva ancora compiuto i 18 anni.
A fotografare la situazione attuale dello spaccio di droga non può che essere l’unico dato certo di cui si dispone, ovvero quello dei sequestri di sostanze. Ebbene, nel 2023, le forze dell’ordine hanno sequestrato nella nostra regione 342 chilogrammi di cocaina cloridrato, in aumento netto di poco meno del 30% rispetto al quantitativo sequestrato – complessivamente, tra le 9 province della regione – che nel 2022 era stato pari a 247 chili.
Un macro-numero, quello dei sequestri di cocaina effettuati dalle forze dell’ordine – polizia, carabinieri e guardia di finanza – che ci dice che il mercato degli stupefacenti, dopo il Covid è in forte ripresa, trainato soprattutto dalla cocaina e dai suoi “derivati”, crack su tutti. Ma non solo: fin dai primi studi della Dea, il Dipartimento antidroga degli Stati Uniti, un metodo certo piuttosto empirico di ipotizzare quanto sia diffusa una droga è quello cosiddetto della punta dell’iceberg, dove la punta dell’iceberg è la droga che finisce sotto sequestro, il sommerso rappresenta invece lo stupefacente che è in circolazione. Che come, avviene per l’iceberg, è sette/otto volte il quantitativo sequestrato.
E se questo è il presupposto, allora i dati del Rapporto del Dcsa del Viminale confermano che la nostra città è sempre più al centro dei consumi di cocaina.
Derby senza storia
La percezione quotidiana – quella di cui si è fatto portavoce, proprio da queste colonne, il sindaco di Reggio Marco Massari – è confermata da un dato: dei 342 chili di cocaina intercettati nel 2023 dalle forze dell’ordine, 80 sono stati sequestrati nella nostra provincia. Basterebbe il confronto tra il dato complessivo e quello locale (un quarto del totale) per avere un’idea delle dimensioni del problema. Invero, anche a livello assoluto il dato fa impressione. Davanti a Reggio si piazza soltanto Bologna (città metropolitana, è bene sottolinearlo) con 193 chili di cocaina sequestrati nel 2023 Che Reggio Emilia abbia un problema con la cocaina lo dicono poi soprattutto il confronto con i sequestri eseguiti nelle altre province. Qui non c’è derby che tenga, con Modena e con Parma li vinciamo a mani basse.
Oltre Enza i chili di cocaina sequestrati sono stati, nei 12 mesi dello scorso anno, 2,85. Ed è difficile spiegarsi un divario così evidente tra due province divise soltanto da un torrente.
Meno marcato ma ugualmente significativo il gap tra Reggio Emilia e Modena, città in cui i chili di cocaina sequestrati da carabinieri, polizia e guardia di finanza sono stati nel 2023 in tutto 33. Un dato, questo, che storicamente è condizionato dalla presenza a Modena del casello dell’Autostrada A22 del Brennero, dove da sempre alle forze dell’ordine capita di intercettare i carichi. Non a caso, le gerarchie tra Modena e Reggio si ribaltano quando si parla di hascisc, dove Modena è seconda in regione (sempre alle spalle di Bologna) con 197 chili di hascisc sequestrato. E in questo caso, è probabilmente stato proprio il casello della A22 il teatro dei blitz più importanti.
La conferma
Il dato più impressionante resta quello sul consumo di cocaina nella nostra provincia. Se applichiamo il metodo della Dea sul rapporto tra la droga sequestrata e la droga in circolazione, significa che nel 2023 hanno raggiunto i consumatori reggiani qualcosa come 6/700 chili di cocaina cloridrato. A quel punto, soprattutto da qualche anno a questa parte diventa però più complicato stabilire quanta di questa sostanza sia stata venduta per essere “sniffata” e quanta invece sia stata fumata sotto forma di cristalli di crack, anche se tutto lascia pensare che la parte del crack sia di gran lunga quella dominante. Lo dicono, banalmente, gli episodi di cronaca che ogni giorno vengono raccontati dai media e non a caso, hanno spesso come teatro la zona della stazione. Nella stragrande maggioranza dei casi, si tratta di episodi di microcriminalità legati alla dipendenza dei crackomani, che hanno continuamente bisogno di farsi, e quindi di trovare le somme necessarie per la dose. Che, a differenza del tossicodipendente da eroina non è mai giornaliera: il dipendente da crack ha un continuo bisogno di assumere quella sostanza. E per farlo non esita a commettere reati o a spacciare a sua volta.
Chi consuma cosa
La Relazione del Viminale permette anche di incrociare qualche dato che, oltre a non autorizzare troppo all’ottimismo (pensiamo soltanto alle dimensioni del fenomeno cocaina nella nostra provincia) ci dice ad esempio che lo spaccio di droga ha portato, nel 2023 alla denuncia di 140 persone, ma soltanto una di queste è stata ritenuta parte di una associazione a delinquere. Si citano gli articoli 73 e 74 del Dpr 309/90, comunemente noto come il Testo Unico Stupefacenti. E nell’articolo 73 rientrano in pratica tutti coloro che sono stati sorpresi a spacciare ma per i quali non è stata di mostrata l’appartenenza a una associazione a delinquere. In pratica, i cosiddetti “cavallini” dello spaccio o “spaccini”.
Un dato, questo che può essere letto in diversi modi. Il più immediato è quello secondo cui chi lotta quotidianamente contro lo spaccio non riesce ad arrivare fino al vertice della filiera. Non a caso, dei 140 soggetti segnalati all’autorità giudiziaria, soltanto in un caso viene ipotizzata l’appartenenza a una organizzazione.
Chi spaccia cosa
Invero, il report del Viminale è dettagliato anche su altre sfaccettature. Ad esempio quella della nazionalità delle persone che vengono sorprese a spacciare. I numeri cambiano a seconda delle città della regione e di conseguenza è possibile associare, ad esempio i marocchini e gli albanesi allo spaccio della cocaina a Reggio. Lo si deduce dal fatto che le due nazionalità sono quelle più rappresentate tra le persone denunciate nel 2023: 15 segnalazioni per i marocchini e altrettante per gli albanesi. A poca distanza dalle due nazionalità dominanti ci sono infine gambiani (12 segnalati all’autorità giudiziaria), senegalesi (11) e nigeriani (8).
Baby pusher
Il report del Viminale mette in luce anche quello che è forse l’aspetto più preoccupante: l’aumento, tra gli spacciatori di droga, di minorenni. Nel 2022 in tutta l’Emilia Romagna erano stati segnalati all’autorità giudiziaria 50 ragazzi under 18. Nell’anno successivo le denunce sono salite a 83. Se può consolare, in questa poco lusinghiera classifica, Reggio è ancora seconda, ma stavolta ha davanti Modena. A fronte di 12 minorenni denunciati di qua dal Secchia, a Modena le denunce sono state più del doppio, 26. Un dato che però va probabilmente rapportato con quella che è la “specialità” modenese dal punto di vista del consumo di droga. Se infatti Reggio Emilia si prende buona parte del mercato della cocaina, Modena è la “piazza” preferita da chi vuole procurarsi hascisc. Lo dice il dato dei sequestri con quasi due quintali di hascisc intercettati nel 2023.
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