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Una nuova casa per chi è senza un tetto. Tra loro un cuoco italiano: «Non trovavo alloggi, vivevo in hotel»

Serena Arbizzi
Una nuova casa per chi è senza un tetto. Tra loro un cuoco italiano: «Non trovavo alloggi, vivevo in hotel»

L’associazione Nuova Luce apre La casa di Nur quarto rifugio. La presidente Maria Diletto: «Vivrà qui anche un 18enne che non può più stare in comunità»

29 ottobre 2024
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Reggio Emilia Si chiama come Nur, un bambino nato dopo mille difficoltà, a ricordare che la vita vince sempre. Proprio come loro che dopo essere arrivati a Reggio Emiia in seguito a un’odissea, ora hanno finalmente un tetto sulla testa. Si chiama “La casa di Nur” l’appartamento di via Paradisi aperto dall’associazione “La nuova luce”, a tre inquilini che prima non avevano un alloggio dove dormire. Si tratta del quarto alloggio inaugurato dall’associazione per chi è senza fissa dimora.

Questa volta ci sarà anche un 34enne italiano, accanto agli altri due inquilini di origine straniera, Md Rezwan, 21 anni, originario del Bangladesh, e Ibrahim Atia 18 anni, compiuti da poco, che non poteva più rimanere in comunità. Si tratta di Domenico Stagni, 34 anni, di professione cuoco da quando ne aveva 17, che ha trovato lavoro a Reggio Emilia. «Ho trovato lavoro qui per quest’inverno – racconta Domenico –. Vivevo in hotel pagando 50 euro a notte solo per dormire. Non ho trovato nessuno disposto ad affittare a prezzi ragionevoli. Così sono entrato in contatto con Maria Diletto tramite un amico. Grazie a lei avrò l’opportunità di vivere qui fino a quando non troverò un buon contratto per potermi permettere una casetta mia qui a Reggio, dove vorrei vivere. Ho già fatto esperienze di lavoro a Rubiera e Albinea e mi sono trovato bene».

All’inaugurazione, al quarto piano del civico 6 di via Paradisi, domenica pomeriggio, c’era anche lei, la mamma di Nur, Aia Radwan, con il piccolo in braccio. «Sono un’operatrice del sociale, in questo momento in maternità: vedere Maria che aiuta i senzatetto aprendo case come questa è straordinario – racconta Aia, italiana di origine egiziana –. Mentre stavo cercando di dare una mano a “La nuova luce” ho rivelato a Maria che non potevo continuare: stavo portando avanti una gravidanza a rischio, la nascita di Nur è paragonabile a un miracolo, è avvenuta dopo tante difficoltà». «Ho proposto ai volontari di chiamare così la casa e loro sono stati subito d’accordo: Nur, tra l’altro, significa luce, in arabo: un segno di speranza», aggiunge Maria.

Alla festa hanno preso parte anche Umberto Beltrami, presidente del consorzio “La culla” che riunisce più caseifici e con Maria ha organizzato un partecipatissimo evento, con tanto di taglio della forma di Parmigiano, ed Ennio Ferrarini insieme a un socio del Parisetti, a loro volta sostenitori de “La nuova luce”. Proseguono, nel frattempo, le riprese del film “Un mondo per noi”, di cui è regista Christian Spaggiari, e del quale, per “La nuova luce” sono protagonisti Mamdouh e Cerish. «Da entrambe le storie, sono emerse tante emozioni. Storie di vita vera, raccontate da una ragazzina di 12 anni, e da un uomo adulto. Il resto sarà possibile scoprirlo al cinema». l © RIPRODUZIONE RISERVATA