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Il giallo

David Rossi, l’ombra della ’ndrangheta sulla morte dell’ex capo della comunicazione di Mps

Serena Arbizzi
David Rossi, l’ombra della ’ndrangheta sulla morte dell’ex capo della comunicazione di Mps

Segnalazioni alla Dda di Bologna dalla Commissione parlamentare: indizi su una banca di Viadana con un conto usato da Salvatore Grande Aracri

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Reggio Emilia Il giallo della morte di David Rossi si arricchisce di nuovi spunti investigativi che potrebbero imprimere un deciso impulso al caso. Le novità si intrecciano con le sentenze del tribunale di Reggio Emilia, in particolare con la sentenza sull’inchiesta “Grimilde” della Dda di Bologna. È proprio nelle motivazioni depositate il 20 luglio dello scorso anno, che a pagina 22 e 419, che il tribunale riporta che nella filiale di Viadana della Banca popolare di Puglia e di Basilicata fosse presente un conto corrente, almeno dal 2017, «intestato a un altro soggetto, ma nei fatti utilizzato da Salvatore Grande Aracri, ’ndranghetista dell’omonimo clan con infiltrazioni in tutta l’Emilia Romagna e la bassa Lombardia».

Ebbene, il collegamento con la banca dov’è presente quel conto è stato evidenziato martedì mattina, durante una conferenza stampa della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di David Rossi, ex capo della comunicazione di Mps morto dopo essere precipitato dal palazzo dell’istituto bancario a Siena. Il presidente della Commissione, il deputato reggiano Gianluca Vinci - accanto al quale era presente Catia Silva, già consigliera comunale a Brescello che con coraggio ha denunciato le infiltrazioni del clan - ha dichiarato come nel corso degli approfondimenti siano emersi “profili” da segnalare alla “Dda di Bologna”. «In questi mesi la commissione ha potuto esaminare la documentazione e i consulenti nominati e i collaboratori hanno ristudiato tutto il materiale con una modalità il più simile possibile a quella delle indagini giudiziarie sui casi irrisolti – spiega Vinci –. Si è esaminato con cura e attenzione tutto quello che è stato fatto per integrarlo con le nuove tecniche e materiale uscito anche a mezzo stampa. Si è cercato di approfondire e coordinare quanto a disposizione ed emerso in questi anni dalle cronache giornalistiche e giudiziarie, anche quelle che a prima vista potevano sembrare scollegate al caso di David Rossi».

Vinci ha poi ricordato come il giornalista Nicola Borzi «pubblicava sul proprio blog la corrispondenza del numero 1099009 digitata sul cellulare di David Rossi la sera della morte. Corrispondenza con il numero di un certificato di deposito ordinario a tasso fisso al portatore, con scadenza 31 agosto 2013, rilasciato dalla filiale di Viadana della Banca popolare di Puglia e di Basilicata. Tale elemento all’epoca dell’articolo trovava solo un riscontro sul fatto che Rossi si recasse a Viadana perché Mps sponsorizzava la squadra di rugby del Viadana, ma allora non si sapeva quale altra rilevanza potesse avere con le indagini. Oggi sappiamo grazie alla sentenza del tribunale di Reggio Emilia su Grimilde (procedimento con cui si indaga sulle infiltrazioni della criminalità organizzata a Brescello, ndr ), e ringrazio Catia Silva per la segnalazione, sappiamo come in quella filiale di Viadana vi fosse quantomeno già dal 2017 un conto corrente intestato a un altro soggetto, ma concretamente usato da Salvatore Grande Aracri. Quello che ha stupito nelle indagini svolte finora è che nonostante si parli di criminalità organizzata non vi sia stato in precedenza nessun tipo di collaborazione o segnalazione alla Dda, in questo caso quella di Bologna, che ha svolto le indagini su soggetti che vengono toccati anche dall’inchiesta su Siena – continua il presidente della Commissione – Vogliamo dare nuovo impulso, tutto quello che riguarda la criminalità organizzata può essere affrontato con tecniche differenti che non portino a un’archiviazione. L’obiettivo è non lasciare nulla d’intentato». La commissione valuterà poi se ascoltare persone informate dei fatti, che hanno comunicato la propria disponibilità. l © RIPRODUZIONE RISERVATA