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L’analisi

Effetto Trump sul Parmigiano Reggiano: il timore sono i dazi

Evaristo Sparvieri
Effetto Trump sul Parmigiano Reggiano: il timore sono i dazi

Gli Usa sono il primo mercato estero del re dei formaggi. Il presidente del Consorzio Bertinelli: «Il rischio è che vengano presi provvedimenti di tutela che influenzino il mercato»

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Reggio Emilia «Dobbiamo far fronte alla possibilità che prenda piede un contesto mondiale di misure restrittive al commercio dei latticini». Il timore è palpabile in tutto il settore del Made Italy, in particolare in quello lattiero-caseario. E anche il presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, sembra giustamente non prendere sotto gamba la questione. L’incubo dazi è tornato all’orizzonte. E la vittoria di Donald Trump sembra riaprire la strada a contesti difficili per il nostro export, compreso il re dei formaggi, eccellenza del made in Italy diffusa in tutto il mondo, dove fra l’altro non mancano battaglie a protezione della Dop. Anche negli Stati Uniti, patria del cosiddetto “Italian Sounding”.

«Premesso che gli Usa sono il primo mercato estero del Parmigiano Reggiano, con oltre il 22% di quota export (pari a più di 14.000 tonnellate), il rischio è che vengano presi provvedimenti di tutela che influenzino il mercato colpendo in maniera indiscriminata anche chi, come noi, copre meno del 5% del mercato dei formaggi duri a stelle e strisce e viene venduto a un prezzo doppio di quello dei parmesan locali», spiega Bertinelli. Per il numero uno del Consorzio di tutela, «sia nel programma elettorale dei Repubblicani sia dei Democratici, è infatti emersa la volontà di sostenere i produttori di latte americani, che oggi stanno percependo circa 28 centesimi di euro al litro: una cifra che ovviamente non copre assolutamente i costi di produzione». Per Bertinelli, «tuttavia, non si può pensare che mettendo dei dazi all’importazione di prodotti lattiero-caseari si possa tutelare gli agricoltori americani. Il Parmigiano Reggiano viene venduto a 20 dollari a libbra, a differenza dei 10 dollari a libbra del parmesan. Negli Stati Uniti chi compra il Parmigiano Reggiano fa una scelta consapevole: ha infatti un 95% di mercato di alternative che costano la metà». L’ombra dei dazi, tuttavia, sembra minacciosa. E il presidente Bertinelli si chiede come possa giovarne la stessa agricoltura americana. «Riteniamo che imporre dazi su un prodotto come il nostro aumenterebbe solo il prezzo per i consumatori americani, senza proteggere realmente i produttori locali. È una scelta che danneggia tutti».

Proprio in questi anni il Consorzio ha investito molto negli Usa. Che ne sarà ora di questa importante fetta di mercato? «Il Consorzio crede nella collaborazione tra Italia e Usa basata sul reciproco riconoscimento delle eccellenze – aggiunge Bertinelli – Anche in Stati quali Wisconsin, Massachusetts e Vermont ci sono dei formaggi tradizionali locali a latte crudo realizzati solo lì. Come Consorzio, vogliamo lavorare con le istituzioni, le associazioni e le imprese Usa per supportare il riconoscimento di questi prodotti all’interno dell’Unione Europea affinché vengano tutelati e protetti, ma anche promossi e valorizzati ai consumatori Ue grazie a un’etichettatura chiara e trasparente. Vogliamo, però, che ci sia una reciprocità di imposizione e riconoscimento per il nostro Parmigiano Reggiano nel mercato Usa». Il tema non riguarda solo l’economia. Ma anche la tradizione e lo sviluppo: «In breve, i prodotti legati a una tradizione o un localismo devono diventare uno strumento di sviluppo territoriale in deroga a tutte le vicende delle dispute commerciali perché non si tratta di commodities. È anche per sostenere questo obiettivo che il Consorzio ha ufficializzato lo scorso 27 luglio (anniversario dei 90 anni dalla fondazione) l’apertura di un ufficio operativo (corporation) negli Stati Uniti per avere una maggiore efficacia nelle operazioni di tutela, di vigilanza, di promozione nel mercato a stelle e strisce e di formazione al consumatore. Vogliamo lavorare a stretto contatto con le istituzioni americane per avere una “share of voice” al Congresso e al governo, con l’obiettivo finale di tutelare il Parmigiano Reggiano e diventare una parte attiva del tessuto sociale ed economico, per far capire che a noi interessa crescere nel territorio ma non in modo depauperante, bensì fornendo il nostro contributo nell’aumentare il Pil del Paese». © RIPRODUZIONE RISERVATA