Influenza, malattia non banale: ecco perché è meglio vaccinarsi
Giovanni Guaraldi professore ordinario di malattie infettive di Unimore: «Occhio a over 60 e bambini»
È tempo di campagna antinfluenzale e Giovanni Guaraldi, professore ordinario di malattie infettive all’università di Modena e Reggio Emilia e direttore della clinica metabolica Hiv dell’azienda ospedaliera del policlinico di Modena, ci ricorda che l’influenza e il Covid sono prevenibili e vaccinabili: «L’influenza è una malattia che può presentarsi in modo sporadico, ma che prevalentemente si presenta epidemica, con un andamento stagionale. Questo significa che nel periodo compreso tra novembre e marzo abbiamo un’elevata percentuale della popolazione che, nelle nostre aree geografiche, si infetta». C’è un criterio di rischio basato sull’età, tendenzialmente al di sopra dei 60 anni, e uno basato sulla comorbosità di patologie croniche o del sistema immunitario.
Dunque anche se l’influenza non è severa nel soggetto immunocompetente, lo è nel paziente anziano o con comorbosità: «Ogni anno in Europa muoiono circa 40 mila persone di influenza, un numero troppo elevato perché venga ignorato. Spesso facciamo l’errore di considerare l’influenza come una malattia banale, ma soprattutto nelle categorie a rischio è associata a un’alta mortalità». I bambini in particolare sono soggetti maggiormente a rischio perché non hanno mai incontrato il virus influenzale e dunque non hanno memoria immunologica. «L’influenza è una malattia altamente contagiosa e che ha un tempo di incubazione di soli due giorni. Si trasmette essenzialmente tramite le particelle di Flügge, emesse dalla vibrazione delle nostre corde vocali e ancora di più con il colpo di tosse o con lo starnuto». Le particelle possono cadere a un metro o a un metro e mezzo dalla persona che le espelle, dunque è importante il distanziamento, la mascherina e il lavaggio delle mani, che sono già gesti di prevenzione efficaci. «L’influenza è una delle malattie a cui noi tutti siamo sottoposti più volte durante la vita e quindi la nostra immunità verso di essa può essere non permanente». Il motivo è che l’influenza evolve attraverso mutazioni in siti specifici della sua componente virale. In questa situazione, ogni anno siamo sottoposti a una malattia nuova.
«È molto importante avere memoria delle malattie pregresse, nella misura in cui parzialmente riusciamo a rispondere a questa situazione, a meno che, in cicli più lunghi di circa 30-35 anni, non avvenga invece una mutazione maggiore nel virus influenzale». «L’influenza abitualmente ci colpisce nel periodo invernale, creando una compromissione importante dei nostri sistemi di difesa, ma potenzialmente è anche in grado di determinare grandi pandemie». È una malattia che deve essere sorvegliata per i rischi clinici e pandemici. Ma l’influenza non è l’unica malattia virale respiratoria a cui prestare attenzione: «Sembra che ormai ci si sia dimenticati del Covid, che non ha un andamento solo epidemico stagionale, ma una trasmissione che avviene tutto l’anno». Il vaccino del Covid è cambiato notevolmente rispetto ai primi a cui siamo stati sottoposti nel 2021, resi disponibili quando ormai si erano diffuse diverse varianti. Quest’anno per la prima volta abbiamo dei vaccini antiCovid che contrastano specificamente il ceppo circolante al momento. «Vorrei ricordare alle persone che hanno fatto soltanto due o tre dosi di vaccino che il virus nel frattempo è cambiato, e che oggi hanno l’opportunità di vaccinarsi contro il virus corrente». Vaccinarsi ha permesso di risparmiare centinaia di milioni di morti. Oggi possiamo continuare a prevenire l’infezione: «L’Oms raccomanda che nello stesso giorno venga somministrato il vaccino per l’influenza e per il Covid». l © RIPRODUZIONE RISERVATA