Il prof del liceo Chierici che crea murales in giro per l’Italia
Si chiama Daniele Tamburro ed è un orafo forlivese diventato docente nella nostra città
Daniele Tamburro, orafo forlivese diventato professore al liceo artistico “Gaetano Chierici” di Reggio Emilia, ha una passione e una maestrìa sorprendente nell’arte dei murales. Le sue opere? Sembrano uscire dalle pareti. In questa intervista ci ha raccontato come ha cominciato, svelandoci anche qualche aneddoto interessante.
Prof, come ha iniziato con i murales?
«È un’iniziativa abbastanza recente, ho iniziato nel 2018. Questo perché un mio amico aveva, anzi ha ancora, una casa in un paesino del Piemonte, Quarna, dove è stato organizzato un festival del murales – il “Festival del muro dipinto” – al quale mi è stato chiesto di partecipare. Si trattava di un progetto approvato da Comune in una località nei pressi di un lago importante per il turismo. Decisi di partecipare insieme a degli altri ragazzi, alcuni forlivesi come me. Da lì ho iniziato a creare murales anche su richiesta.
I suoi murales si trovano tutti in quella zona?
«Non solo ma in quel Comune mi hanno chiesto di partecipare a questo festival per tre anni consecutivi. Ne ho realizzato uno a Ravenna (“Il Mattarello” nel Comune di San Michele) e altri a Forlì (“L’intuizione di Fred” a Villafranca, “Tutto è energia” in via don Romeo Bagattoni, fra Roncadello e Villafranca, infine “Il gallo” a Roncadello).
Ha colto l’attimo e poi ha scoperto una passione quindi?
«Sì, come ho detto prima ho deciso di aderire a questa iniziativa – io a queste esperienze non dico mai di no – e senza saperlo è iniziato un percorso che prosegue ancora oggi».
Quindi oggi porta avanti sia iniziative private che pubbliche?
«C’è da premettere una cosa: in fatto di murales, anche quelli sui muri privati sono esposti sulla pubblica via, quindi in un certo senso appartengono ad entrambe le sfere. Quando creo, a contatto con il pubblico, succede che qualcuno guarda, chiede, prende appunti e, in un momento successivo, magari mi interpella per realizzare un eventuale murales privato».
I soggetti delle sue opere li sceglie lei oppure è la clientela ad indicarle il tema?
«Il più delle volte il tema lo decide il committente ma può essere anche che quello che propone permette di dare spazio alla mia creatività e alla mia fantasia. Ad ogni modo, deve rispecchiare quello che è l’intento del committente».
Qual è stato il murales più complesso a cui ha lavorato finora?
«Il termine complesso, in termini assoluti, diciamo che non esiste perché la difficoltà è sempre relativa all’impegno e al tempo richiesto dal lavoro. Certo è che quando parliamo di una superficie molto espansa, attorno ai 50 metri quadrati, ho parecchio da fare.
Qual è il suo preferito?
«Come artista che si dedica ai murales personalmente non ne ho, però apprezzo quando includono riferimenti alla storia dell’arte».
*Studentessa del liceo artistico “Chierici” di Reggio