«Quell’uomo mi ha spinta a terra e trascinata per metri per prendermi l’incasso»
La titolare della pizzeria Gusto Giusto aggredita al ritorno dal lavoro: «Sapeva i miei orari e mi ha aspettato nel cuore della notte»
Reggio Emilia «Stavo mettendo la chiave nella cancellata di casa mia, quando ho sentito dei passi di corsa alle mie spalle. Pochi secondi e mi sono ritrovata per terra, aggrappata alla borsetta: il malvivente mi ha trascinato per due metri». È il racconto drammatico di Akvile Maleckaite, 43 anni, titolare del ristorante pizzeria “Gusto Giusto” di via San Rigo 117, che nella notte tra domenica e lunedì è stata aggredita davanti alla sua abitazione a Rivalta e rapinata di parte dell’incasso. Il bottino è superiore ai duemila euro.
Domenica la ristoratrice ha chiuso il locale verso le 2.15; come d’abitudine («faccio quella strada ogni sera, da dodici anni»), è salita in auto e arrivata davanti alla villetta dove abita, in via Pascal a Rivalta, ha parcheggiato l’auto in strada. «Stavo aprendo, quando un malvivente proveniente dal parchetto di fronte mi ha aggredito: mi ha dato uno spintone e buttato per terra (nel cadere malamente ho pure battuto la testa) per arraffare la mia borsa marca Guess nera. Il malvivente mi trascinava e io ho resistito finché ho potuto, ma mi faceva male il braccio e a un certo punto ho mollato la presa. Lo sconosciuto è scappato a piedi». Terrorizzata, una volta ripresasi dalla sorpresa “Aki” («mi chiamano tutti così») si è messa a gridare per strada, finché il marito si è svegliato ed è accorso fuori insieme ad alcuni vicini. Nella borsetta c’erano, oltre ai contanti, varie carte di credito, bancomat e documenti sia personali che dell’attività.
Poco dopo è arrivata sul posto una Volante della polizia. «Ero spaventatissima, sotto choc, non riuscivo a smettere di tremare e ho perfino avuto un mancamento – prosegue la donna –. Tanto che gli agenti hanno chiamato un’ambulanza, ma non ho voluto andare in ospedale». Il rapinatore ha agito travisato. «Aveva il volto coperto da una cuffia e una felpa che gli copriva il naso: si vedevano solo gli occhi. Non ha profferito parola. Ho avuto l’impressione che fosse giovane, bianco, alto 1.80, magro e vestito di nero, in modo attillato, da capo a piedi». Riflettendo sull’accaduto, la ristoratrice è convinta che il bandito l’abbia attesa nascosto dietro a un cespuglio del parco. «Sto sempre attenta e sono convinta che nessuno mi abbia seguito all’uscita del ristorante. Il malvivente conosceva i miei orari e le mie abitudini, sapeva che al lunedì siamo chiusi: è stato un vero e proprio agguato».
Non è finita qui. Perché la rapinata, aiutata dal figlio tramite un’App, si è trasformata in detective e ha ricostruito gli spostamenti del rapinatore seguendo il segnale del suo cellulare Samsung dentro la borsetta. «Il malvivente prima è stato fermo a lungo alla Coop di Baragalla; la questura, dove ho sporto denuncia, visionerà le telecamere. Poi è andato verso Coviolo: lì, per terra all’angolo tra via Guittone d’Arezzo e via Rosselli, alle 5.30 abbiamo ritrovato il telefonino gettato. Non è stato facile: al buio e con le torce, abbiamo girato tutta notte. Della borsa nessuna traccia: speravo di ritrovare almeno i documenti». In tanti anni di attività, prosegue Aki, « è la prima volta che mi capita un’aggressione del genere. Ora ho molta paura: con i miei collaboratori ci siamo già messi d’accordo per accompagnarci a vicenda, non mi fiderò più a uscire da sola». l © RIPRODUZIONE RISERVATA