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L’inchiesta

Reggio-Modena in treno e ritorno: così ora viaggiano le bici rubate

Massimo Sesena
Reggio-Modena in treno e ritorno: così ora viaggiano le bici rubate

Dal centro alla prima periferia, lo stillicidio di furti non conosce zone franche: in stazione, sui Regionali, vengono portate oltre Secchia per essere rivendute

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Reggio Emilia È uno dei furti più comuni. Ed è anche uno dei meno denunciati. Il furto di biciclette, nella città dei bicibus e delle piste ciclabili, di bimbinbici e Tuttinbici è una piaga che sanguina sempre di più. E non è soltanto prerogativa della vituperata zona della stazione ferroviaria: no, dal centro storico alla periferia, compreso piazzale Marconi e dintorni: i ladri di biciclette colpiscono dappertutto, senza mai dimenticare le spaccate nei negozi specializzati.

C’è furto e furto

Invero, non tutti i furti di biciclette sono uguali. Da un lato i furti – nella maggior parte dei casi con danni e relativo bottino ingentissimi – ai negozi e alle rivendite specializzate, colpi shock che sono da inquadrare in un giro d’affari da centinaia di migliaia di euro, con la merce che – grazie all’e-commerce – viene venduta a migliaia di chilometri dal luogo in cui è stata trafugata. E quando questo genere di bici – parliamo di e-bike e mountain-bike, ma anche di bici a pedalata assistita di alta e altissima gamma – vengono rubate ai proprietari difficilmente a questi furti corrisponde una denuncia. E questo nonostante si tratti di biciclette dal valore commerciale che va dai 5mila ai 10mila euro. Dall’altro, lo stillicidio quotidiano dei furti che vanno in scena per le strade, con biciclette il più delle volte di basso valore che in pochi minuti spariscono da dove erano state più o meno accuratamente legate. In tante occasioni basta davvero poco e ai ladri di biciclette viene in soccorso la meccanica con le sue leggi sulle leve.

Fateci caso: quando vi imbattete in uno “scheletro” di bici, di quelle ancora parzialmente avvinghiate a un palo, in molti casi noterete che tra le cose che mancano ci sono quasi sempre la sella e il canotto, ovvero il tubo di acciaio che si infila nel telaio della bici e regge la sella. Spesso viene usato proprio quel tubo per forzare e rompere la catena con cui la bici è “assicurata” al palo: si fa leva fin che la catena non si spezza. Altrimenti si usa un paio di tronchesi. In ogni caso, il lavoro richiede pochi minuti, e una volta spezzata la catena, la bici prende... il treno.

La via (Emilia) della bici

Avete presente i treni della tratta regionale che hanno sulla livrea dei vagoni il simbolo della bici? Sono da sempre una grandissima comodità per i pendolari che utilizzano la bici per gli spostamenti dalla da casa alla stazione e dalla stazione al lavoro. Peccato che da un po’ di tempo siano anche il mezzo più utilizzato per la ricettazione delle biciclette rubate in città, con tanto di... osmosi se è vero – come pare – che le biciclette rubate a Reggio trovano “nuova vita” a Modena e viceversa. Invero, del fatto che le biciclette venissero ricettate lontano dalle città dove circolavano e venivano parcheggiate prima di essere rubate esistevano prove da diverso tempo. Al punto da spingere le associazioni degli utenti a chiedere alle forze dell’ordine di allestire una sorta di banca dati dei furti, un database che, opportunamente aggiornato, potesse in qualche modo aiutare qualcuno a ritrovare la propria bici.

Una operazione che però deve necessariamente partire dall’atto della denuncia formale. Peccato che – come confermano ad esempio le forze dell’ordine – le denunce di furti di biciclette a Reggio siano sempre meno a fronte di una costante e continua escalation di questo genere di reato contro il patrimonio. I sostenitori di questa proposta fanno notare che sarebbe proprio questa banca dati un utile incentivo a presentare le denunce. In realtà il tema è, come sempre, collocato a mezza strada tra la volontà politica e la necessità di reperire i fondi che un progetto simile richiede. Sul fatto che questo particolare tipo di furti – bici da pochi euro asportate in pochi minuti – veda protagonisti soprattutto i tossicodipendenti alla ricerca dei soldi per una dose, che sia di eroina, cocaina oppure crack, unito al fatto che, al di là del turpiloquio che viene spontaneo sul momento, non vi sia poi un seguito con una denuncia alle forze dell’ordine rende praticamente impossibile restituire la refurtiva al legittimo proprietario.

Il mercato e internet

Del resto, anche il furto di una bicicletta di grande valore, ancorché tempestivamente denunciato, difficilmente porta il proprietario a tornare in possesso di ciò che era suo. E questo per il fatto che una volta rubate, le bici di valore prendono quasi sempre (in questo caso non in treno) la strada dell’Est europeo. E al derubato, al massimo resta la (beffarda) soddisfazione di sapere che... la sua bici sta bene, immortalata su un sito di e-commerce. In attesa di un compratore. © RIPRODUZIONE RISERVATA