Nonno accusato di violenza sessuale sulla nipote 15enne
Quattro gli episodi contestati all’uomo che nega però ogni addebito
Reggio Emilia «Un giorno, mentre facevamo una passeggiata prima della festa per il suo compleanno, mia figlia mi raccontò della crema spalmata sul seno e della violenza sessuale da parte del nonno. Era disperata, sconvolta e piangeva. Io le dissi che non doveva più vederlo e che lo avrei portato in tribunale, anche se lui ha studiato legge e si sarebbe opposto». Questo uno dei passaggi del teso racconto della madre di una ragazza all’epoca dei fatti 15enne, che ha accusato il nonno paterno 70enne di violenza sessuale con la recidiva.
Il processo, davanti al collegio di giudici presieduto da Cristina Beretti (a latere Giovanni Ghini e Silvia Semprini) è entrato nel vivo con i testimoni dell’accusa, il pm Maria Rita Pantani: prima ha deposto l’ex fidanzato della minore, poi la madre. Sullo sfondo di un divorzio conflittuale dei genitori, i fatti contestati si sarebbero svolti tra l’estate 2018 e il settembre 2019. Secondo il capo d’imputazione il nonno – che nega con forza gli addebiti e che mercoledì era presente in aula, a suo dire la nipote avrebbe inventato tutto per allontanarsi dal nucleo familiare –, «approfittando dell’assenza o distrazione di altri adulti, con violenza e profittando dell’inferiorità psichica della minorenne impaurita dal suo passato delinquenziale, costringeva la nipote a subire atti sessuali».
Quattro gli episodi contestati: nel primo, antecedente alla fine dell’estate 2018, il 70enne l’avrebbe palpeggiata al seno e alle parti intime. Molto più pesanti gli altri tre episodi, risalenti tra agosto e settembre 2019: il nonno, dopo essere entrato nella camera della zia dove la ragazza dormiva, si sarebbe denudato intimandole di rimanere in silenzio, spogliandola e consumando un rapporto sessuale; stesso copione in un’altra occasione quando la minore è rimasta a dormire dal nonno; all’interno di una discoteca l’anziano si sarebbe esibito sessualmente, senza riuscire a toccarla. «Mia figlia ha iniziato a frequentare il nonno circa un anno prima degli abusi, quand’era studentessa di seconda superiore. Il nonno l’accompagnava dal dentista – ha raccontato la madre – Talvolta lei rimaneva a dormire dal padre di mio marito. Così come andava spesso a dormire dalla zia, che per lei era una seconda madre». La donna ha riferito che, quando accompagnò la figlia in caserma per sporgere denuncia, «lei raccontò molto altro: mescolò una serie di situazioni che mi lasciarono basita. Quando le chiesi conto, lei rispose che si vergognava». Su questo tasto ha insistito nel controesame l’avvocato difensore Angelo Russo, che ha sottolineato come la madre conoscesse solo i primi due episodi (il capo d’imputazione è stato modificato e ampliato) pur avendo poi sottoscritto un verbale in cui «confermava integralmente» il racconto della figlia. «Io sapevo solo dei palpeggiamenti e di un abuso, ma non ero mai presente: ho creduto a mia figlia». Il difensore ha poi sottolineato come la studentessa, seguita da una psicologa, avesse un rapporto conflittuale con la madre («ammetto che ci furono scontri verbali e fisici»), la quale denunciò il padre per stalking. Il pm Pantani ha annunciato che la ragazza, costituitasi parte civile tramite l’avvocato Federica Ghesini, è stata ritenuta credibile in incidente probatorio, ma sarà risentita solo sui nuovi elementi. l © RIPRODUZIONE RISERVATA